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Roberto Festorazzi – Mussolini e l’Inghilterra, 1914-1940 – 2006

Roberto Festorazzi
Roma, Datanews, 238 pp., euro 13,50

Anno di pubblicazione: 2006

Utilizzando un numero esiguo di fonti e ignorando quasi del tutto la ricerca esistente, Festorazzi descrive una politica estera anglo-italiana fatta di corrispondenze non ufficiali, di strette di mano e promesse a voce. Per esempio, quella fatta da Chamberlain a Mussolini a Rapallo nel 1925, quando gli inglesi, informalmente, avrebbero dato il via libera a Mussolini in Etiopia: dieci anni dopo, dice l’autore, Mussolini si rese conto che gli inglesi non intendevano onorare la «diplomazia informale»; e aggiunge: «un bel raggiro» (p. 20). Idea cardine del volume è che questa diplomazia avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi; gli storici però l’hanno ignorata. Il tramite fra Mussolini e gli inglesi era l’ambasciatore a Londra Grandi: ma le carte Grandi, depositate nell’Archivio Storico del Ministero degli Affari esteri, non sono state consultate da Festorazzi; altrimenti avrebbe notato come il compito di Grandi non fosse reso difficile solo da Eden, ma anche e principalmente da Mussolini e Ciano, le cui intenzioni erano tutt’altro che favorevoli alle potenze democratiche. Il libro è costruito su opinioni personali supportate da poche note. Uno dei tanti esempi di come vengono usate le fonti, a p. 135 (ripreso poi alle pp. 151-2), riguarda l’interpretazione dei colloqui di Roma del 1939: si discreditano i «massimi studiosi del periodo» e si afferma che «alla luce di una lettura accurata dei verbali» del Public Record Office (PRO), «in quel gennaio 1939 furono poste le premesse per una importante collaborazione anglo-italiana»: i massimi studiosi non sono mai nominati nel libro (né compaiono nelle due pagine di bibliografia), mentre si cita un solo documento d’archivio. Un altro documento, citato a p. 173, è preso dal fondo FO371 del PRO, un fondo vastissimo e consultato da diversi storici: qui si utilizza un unico esempio in cui gli inglesi si dimostrano preoccupati dalle condizioni di salute di Mussolini. L’ignoranza della storiografia su questo periodo è ancora più evidente nel caso degli studi inglesi e tedeschi (i quali, visto il tema del libro, non possono essere trascurati). Chiunque abbia letto la storiografia e le fonti coeve tedesche, per esempio, non può che sorridere della convinzione che fu Mussolini a reggere i fili della politica europea: convinzione qui sostenuta principalmente da qualche affermazione di Chamberlain e Churchill favorevole a Mussolini. Altro esempio di disinformazione riguarda il partito fascista inglese (BUF), del quale si immagina una storia segreta di relazioni con l’Italia, e si dice manchi ricerca sull’argomento. Esiste invece un’enorme quantità di documenti consultabili (nel fondo Home Office al PRO, nell’archivio del BUF a Sheffield, alla British Library) ed esistono numerosi libri ed articoli in inglese ben documentati sul BUF: se si decide di fare un libro su Italia e Inghilterra durante il fascismo, va da sé che bisogna conoscere le pubblicazioni inglesi. Sconosciute sono qui anche le numerose pubblicazioni sulla politica estera britannica negli anni dell’appeasement, per non parlare di studi specifici sulla guerra di Spagna e sulla storia militare e diplomatica della guerra d’Etiopia.

Claudia Baldoli