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Roberto Morozzo della Rocca – Primero Dios. Vita di Oscar Romero – 2005

Roberto Morozzo della Rocca
Milano, Mondadori, pp. 439, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2005

Questo libro non è l’ennesima biografia di Oscar Romero, ma la prima monografia che ricostruisce la vicenda dell’arcivescovo salvadoregno con un metodo di analisi che si muove, secondo la nota espressione di É. Poulat, alla bassa temperatura della storia. Martire del popolo accostato a Camilo Torres e Che Guevara, eroe dei diritti umani, vescovo della teologia della liberazione o simbolo negativo, al cui messaggio addossare parte della responsabilità del sangue versato dai cristiani di El Salvador: a venticinque anni dalla morte violenta, avvenuta sull’altare il 24 marzo 1980, la figura di mons. Romero resta spesso ancorata a immagini ideologizzate, che ne ostacolano la comprensione storica. E il primo merito del volume di Morozzo della Rocca, già curatore nel 2003 degli atti di un convegno dedicato al vescovo centroamericano, consiste proprio nell’avere sgomberato il campo da una serie di stereotipi mettendo al centro della ricostruzione le fonti: le carte dell’archivio personale di Romero, che fa parte dell’Archivio diocesano di San Salvador; le migliaia di pagine dei suoi discorsi, scritti e omelie. Ancora sul piano metodologico va rilevato un altro elemento che percorre questo libro, e cioè il vigile intreccio tra la biografia di Romero da un lato e le tormentate vicende dello Stato e della Chiesa salvadoregni dall’altro, intreccio la cui difficoltà nasce dall’essere questi ultimi oggetti a loro volta di una memoria e di una ricostruzione storica tutt’altro che pacificate.
Di Oscar Romero l’autore ricostruisce con intelligenza e ampiezza di riferimenti documentari gli anni della formazione ?romana? sottolineandone il peso decisivo, la ricezione graduale delle indicazioni del Concilio Vaticano II, l’attività pastorale svolta prima come ausiliare a San Salvador, poi come ordinario a Santiago de María, quindi, dal 1977, come arcivescovo della capitale proprio negli anni in cui il paese scivolava verso una sanguinosa guerra civile. Risulta smontato lo schema interpretativo più diffuso nella letteratura su monseñor, che contrappone un primo Romero, conservatore, retrivo teologicamente, reazionario politicamente, al Romero che si stringe ai preti e ai vescovi liberazionisti e assume posizioni di denuncia nei riguardi del governo e dei militari dopo l’assassinio, il 12 marzo 1977, di padre Rutilio Grande. Senza negare il profondo impatto suscitato nell’arcivescovo dall’uccisione del gesuita suo intimo amico e dalla sorte di molti altri fedeli vittime di violenze, torturati, uccisi o scomparsi, Morozzo della Rocca tratteggia un Romero fermo nella sua radice spirituale, fondata sulla tradizione, sul magistero, sul Vangelo, in cui Roma costituisce, sino alla fine della vita, un riferimento essenziale, nonostante le innegabili tensioni con alcuni ambienti curiali. Non un vescovo ?politicizzato?, ma un pastore che in un paese segnato da una violenza brutale, reagisce con alto senso di responsabilità dinanzi al sangue versato, diviene difensore dei diritti umani e non si sottrae a una morte minacciata da tempo. Un pastore dunque che finisce col diventare personaggio ?infinitamente politico?, ma ?suo malgrado? (p. 214).

Lucia Ceci