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Roberto Pedretti, Itala Vivan – Dalla lambretta allo skateboard. Teorie e storia delle sottoculture giovanili britanniche (1950-2000) – 2009

Roberto Pedretti, Itala Vivan
Milano, Unicopli, 213 pp., Euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2009

Nonostante la doppia firma sulla copertina, ci sembra di capire che l’a. del libro sia Roberto Pedretti. Il volume ricostruisce in modo completo l’apparato concettuale realizzato per lo studio delle sottoculture giovanili nel contesto britannico. Il Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham, nato nel 1964, si conferma entità determinante di questo ambito di studi. Grazie alla presenza di studiosi della levatura, tra gli altri, di Richard Hoggart, Stuart Hall, Paul Gilroy e Angela McRobbie, il Cccs ha egemonizzato l’oggetto e il dibattito, costringendo gli studiosi a confrontarsi con la categoria di sottocultura giovanile e di resistenza. E la forza teorico-metodologica del Centro sopravvive ancora oggi, ben oltre la chiusura nel 2002 conseguente agli interventi di «modernizzazione» decisi dall’Università di Birmingham.Pedretti racconta con efficacia le interconnessioni tra piano concettuale, storico-politico ed empirico. Il volume si apre con una rassegna delle origini teorico-disciplinari del Centro e delle sue elaborazioni, riconducibili al più generale movimento di rifondazione del concetto di «cultura» che avviene in ambito europeo ed americano a partire dal secondo dopoguerra. L’ingresso prepotente del consumo di massa nella vita dei cittadini e delle cittadine delle ricche società occidentali suggerisce di aprire il concetto di cultura alle pratiche quotidiane, ai mezzi di comunicazione di massa, alle forme «basse» di linguaggio e alle manifestazioni di quei «subalterni» storicamente esclusi dalle forme «alte» di cultura. La rilettura/traduzione di Gramsci, del suo concetto di egemonia e di cultura popolare furono centrali per la teorizzazione di forme sottocultuali giovanili. Nei capitoli successivi l’a. racconta come teddy boys, mods, skinheads, punk, con notevoli differenze tra loro, incarnarono forme di resistenza e di soggettività dei giovani proletari nel contesto delle trasformazioni socio-economiche del secondo dopoguerra. In questo contesto la categoria di classe fu fondamentale per leggere le forme di spettacolarizzazione delle vite dei «nuovi» giovani, soprattutto uomini.Proseguendo, il volume si sofferma su alcuni dei passaggi fondamentali che hanno determinato una critica al modello sopra descritto. Dal punto di vista delle categorie, la variabile di «razza» – concetto ovviamente usato in modo critico e non fattuale – e di genere hanno differenziato e arricchito lo spettro sottoculturale giovanile, dimostrando articolazioni in precedenza nascoste. Per quanto riguarda i processi storico-politici, le ristrutturazioni neoliberiste degli anni ’80, i processi di globalizzazione, le nuove diaspore materiali e immateriali, l’imporsi della comunicazione mediata dal computer hanno imposto nuovi quadri materiali e concettuali, che sottolineano la frammentarietà e transitorietà degli stili di vita giovanili. Per concludere, il volume offre una sintesi chiara della complessità teorica ed empirica che ha connotato e connota lo studio delle sottoculture giovanili in ambito britannico.

Enrica Capussotti