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Roger Moorhouse – Uccidere Hitler. La storia di tutti gli attentati al Führer – 2006

Roger Moorhouse
Milano, Corbaccio, 409 pp., euro 22,60 (ed. or. London, 2006)

Anno di pubblicazione: 2006

Apparso nella collana storica a cura di Sergio Romano, il volume cerca di riscattare dall’oblio coloro che non si lasciarono dissuadere dalle innumerevoli difficoltà e dai non pochi scrupoli di principio e di coscienza nell’attentare e cospirare contro la vita di Hitler. Non meno di quarantadue falliti attentati contro il Führer furono organizzati da personaggi oggi spesso dimenticati se non del tutto sconosciuti. Pur non apportando grandi novità nella ricerca storica, anche in lingua italiana, sull’argomento, ampiamente trattato dai volumi di Hoffmann (Tedeschi contro il nazismo, Bologna, il Mulino, 1994), di Fest (Obiettivo Hitler,Milano, Garzanti, 1996), e di quello curato da Natoli (La Resistenza tedesca 1933-1945,Milano, FrancoAngeli, 1989), il testo di Moorhouse ha l’utilità di ripercorrere alcuni momenti fondamentali di quel fenomeno estremamente variegato che furono le cospirazioni anti-hitleriane, confrontandolo con gli esiti più recenti della ricerca e includendo anche azioni di guerriglia contro gerarchi nazisti nell’Europa occupata organizzate dalla Resistenza polacca, dallo Special Operations Executive (SOE) britannico e dall’NKVD sovietico. Le motivazioni personali e più generali delle cospirazioni, spesso molto diversificate e contraddittorie tra di loro, sono ben inserite nello specifico ambito in cui maturarono, un contesto quale quello del Terzo Reich dominato da un elevato grado di terrore poliziesco e di plagio psicologico sulle masse attraverso l’incessante propaganda. Merito di Moorhouse è quello di cercare di dare un giusto peso alle cospirazioni contro Hitler attraverso una valutazione storiografica equilibrata libera da falsi miti e leggende e soprattutto da distorsioni interpretative a carattere apologetico o specialmente di dura critica, che interpreta tale fenomeno in genere principalmente come tardivo, isolato, improvvisato e quindi per lo più inutile. In tal senso fa riflettere che la cospirazione che più si avvicinò ad un successo sia provenuta da quella casta militare che pure rappresentò inizialmente uno dei pilastri del regime nazista ed era profondamente legata dal duplice vincolo di obbedienza e fedeltà allo Stato, incarnato formalmente tout court da Hitler. Proprio da questa casta, pure connivente ? se non a volte direttamente implicata ? nelle atrocità commesse dalle Einsatzgruppen delle SS contro civili ed ebrei nei paesi occupati, si generò, proprio come reazione a queste stragi, un sentimento di profonda ripulsa contro il nazismo provocando un rinsaldarsi di quella resistenza militare iniziata già nel 1938 e non a guerra inoltrata. Troppo lunghe e slegate dal resto della trattazione risultano alcune parti, come quelle sulla violenza interna al regime staliniano o su Breslavia negli ultimi giorni della guerra, e carenti sono i riferimenti ad altre realtà «resistenziali» o di opposizione interne alla Germania nazista, non legate direttamente ad attentati al Führer. Nonostante l’incredibile assenza di qualsiasi riferimento bibliografico ad importanti studi come quelli di Broszat, H. Mommsen e Steinbach, l’autore riesce ad offrire un quadro avvincente e storiograficamente equilibrato.

Andrea D’Onofrio