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Rolando Minuti – Internet et le métier d’historien. Réflexions sur les incertitudes d’une mutation – 2002

Rolando Minuti
Paris, Presses Universitaires de France, 2002, pp. 147, euro 21,50 (versione ita

Anno di pubblicazione: 2002

Di fronte al ciclone Internet, tra schiere di apocalittici e masse di integrati, tra scettici a priori ed entusiasti a prescindere, Minuti sceglie con decisione il sentiero dell’empirismo critico. E non da oggi, come testimonia la rivista elettronica Cromohs (Cyber Review of Modern Historiography ), di cui è stato cofondatore (1996): il suo tentativo nobile è quello di coniugare ?una lunga esperienza delle cose moderne e una continua lezione delle antique?, di dare cioè un contributo alla ridefinizione del mestiere di storico alla luce dei profondi mutamenti determinati dalla rete a livello epistemologico, salvando tuttavia i metodi e i valori critici propri della disciplina, ed evitando che si crei una frattura generazionale tra i due idealtipi degli storici accademici e dei cyberstorici.
Sia nella prima parte del volume, che prende in esame il sistema della ricerca storica (risorse della rete, biblioteche e archivi on-line, documenti digitali), sia nella seconda, in cui si affrontano le tematiche relative alla comunicazione storica (pubblicazioni in rete, ipertestualità, comunità virtuali, didattica), il quadro, che sinteticamente il libro presenta, è quello della normale straordinarietà a cui ci siamo già abituati (cataloghi on-line di biblioteche, indici di archivi, riproduzioni digitali di fonti, biblioteche digitali, ecc.), nonché quello dei cambiamenti in atto nelle pubblicazioni e nella didattica della storia (quest’ultima affrontata un po’ di scorcio).
Ma questo scenario lascia anche aperte parecchie questioni cruciali. Che cosa può significare per il futuro della storia il fatto che ?le document électronique est [?] plastique? e che ?il est sujet à des changements et à des altérations qui peuvent ne pas laisser traces identifiables? (p. 72); o che le indefinite risorse della rete spesso divengano nient’altro che un evanescente ?mirage?; o che ciascuno possa diventare editore di se stesso; o che si passi ?de l’historien auteur des textes à l’historien auteur des sites? (p. 110); o che ?le termes de ?page’, ?livre’, ?revue’, prennent une valeur métaphorique inévitablement anachronique? (p. 108); o che al posto del classico saggio storico si affermi un’ipertestualità senza più limiti particolari di estensione, di modificabilità, di interattività?
Secondo Minuti, che si muove tra un’estesa bibliografia e una puntuale sitografia, tocca alla comunità scientifica accettare la sfida e darsi degli strumenti di controllo e di produzione adeguati e rinnovati: perché è nella selezione e nella valutazione qualitativa delle risorse della rete che ritorna prepotentemente in primo piano il ruolo ? non delegabile ad alcun software ? dei professionisti (nuovi archivisti, nuovi bibliotecari, nuovi storici), e perché proprio la sterminata massa delle informazioni digitali rende ancor più indispensabile la consapevole formulazione delle domande e la rigorosa applicazione delle procedure che caratterizzano il mestiere dello storico.

Giuseppe Bosco