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Romano Canosa – Storia dell’epurazione in Italia. Le sanzioni contro il fascismo 1943-48 – 1999

Romano Canosa
Baldini & Castoldi, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

In questo volume, Canosa sceglie di confrontarsi con il difficile tema dell’epurazione postfascista, nodo della vicenda politica italiana sospeso tra volontà redentrice ed ossessione della rimozione, zona d’ombra soltanto da pochi anni illuminata e investita di nuovo interesse, come attesta il numero delle recenti pubblicazioni dedicatele.
Tale operazione di pulizia politica, concepita ai fini di una risolutiva resa dei conti con il regime dittatoriale e di una rinascita democratica del paese, fallì, sacrificata alle ragioni politiche della continuità dello Stato e a quelle psicologiche della volontà di normalizzazione e pacificazione.
Proprio da tale scacco, oggi unanimemente assunto dalla storiografia, la ricerca di Canosa prende le mosse. Esplorando carte e carteggi poco o affatto conosciuti, conducendo abilmente la propria indagine su più binari, ricostruendo i diversi volti del processo di defascistizzazione, amministrativo e giudiziario, statale e privato, politico e di classe, forme accostate probabilmente con eccessiva disinvoltura, l’a. ci offre una rappresentazione a tutto tondo dell’epurazione. Dopo avere scomposto e restituito il fenomeno nei suoi aspetti costitutivi, Canosa si confronta con le ragioni del suo fallimento, anche qui rintracciate in molteplici direzioni: le scelte politiche (che, a partire dal secondo governo Bonomi, disegnano la parabola di un progressivo ripiegamento, suggellato dall’amnistia togliattiana), il percorso legislativo faticoso e incoerente, riflesso del complicato status amministrativo italiano precedente alla Liberazione, le vischiose resistenze e persistenze degli apparati statali, l’operato di una magistratura non preventivamente ripulita.
Vicende processuali esemplari e rapidi spaccati sull’andamento dell’epurazione amministrativa nelle varie province italiane vanno così a dipingere l’avvilente ritratto di una classe dirigente profondamente collusa con il fascismo, eppure sopravvissuta quasi integralmente ed ereditata sic et simpliciter dal nuovo Stato repubblicano.
Conclusioni forse non originali, ma largamente documentate da ricchezza di dati e scrupolo di indagine, e composte in un convincente quadro d’insieme. In alcuni punti, tuttavia, colpevole di sacrificare un altrettanto necessario sguardo ravvicinato. La visione panoramica, infatti, rischia talvolta di appiattire la prospettiva, omologando in nome di uno stesso esito – il fallimento, appunto – processi in realtà disomogenei, meritevoli di una più paziente analisi al microscopio: perciò, non sempre riesce all’a. di addentrarsi appieno nell’interstizio tra la formazione e l’applicazione della norma, obiettivo dichiarato come prioritario nell’Introduzione, con il risultato di un’indecisione tra la discesa e la fuga dal labirinto.

Francesca Pelini