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Romano Gatto – Storia di una “anomalia”. Le Facoltà di Scienze dell’Università di Napoli tra l’Unità d’Italia e la riforma Gentile 1860-1923 – 2000

Romano Gatto
Fridericiana Editrice Universitaria, Napoli

Anno di pubblicazione: 2000

Le vie della storia della scienza sono molte, e variano anche in base alla formazione degli autori. Gatto insegna matematiche complementari all’Università della Basilicata e si occupa di storia della matematica a Napoli tra ‘500 e ‘600, e tra ‘800 e ‘900 con questo ponderoso volume. Tre i capitoli: sulle due Facoltà di scienze matematiche e scienze naturali prese assieme, e poi separatamente con le rispettive suddivisioni disciplinari. In appendice, elenchi: ministri, segretari, sottosegretari della P.I., rettori della Federico II, presidi e personale delle Facoltà, con note biografiche sui professori, purché ordinari. La periodizzazione è misurata sulla “anomalia” segnalata nel titolo: l’esistenza di due distinte Facoltà scientifiche dal 1860 al 1923. Che fosse anomalia è lecito dubitare; sia nell’ateneo federiciano assai segnato da statuti speciali eppure, secondo l’autore, dal 1875 “in tutto e per tutto omogeneo al resto delle Università italiane”, sia rispetto agli altri atenei del Regno, assunti invece come un unico indistinto omogeneo.
L’intento dichiarato è di fare una storia istituzionale delle cattedre, dei gabinetti e musei scientifici. E nel libro si riversa (con incuria editoriale, specie nelle note, indice dei nomi e bibliografia) quanto una “puntigliosa ricerca” ha disseppellito. Senza un’opportuna selezione e analisi critica delle fonti e senza confrontarsi né con quanto allora avveniva altrove, né con le strategie di ricerca che su scienza e università tra ‘800 e ‘900 altri studiosi da lustri discutono. Il risultato è un po’ estraniante. Se a Napoli nel 1912 un docente di algebra complementare lamentava un solco tra università e società civile, Gatto fa addirittura il vuoto intorno e dentro le Facoltà. I professori sono ritratti soprattutto a contare reperti e strumenti scientifici non si sa da chi costruiti, né a quale scopo impiegati (domande tipiche per la storia delle collezioni scientifiche); redigono elenchi disciplinari e programmi didattici (da cui l’autore ci trascrive anche gli integrali differenziali irrazionali quadratici), e talvolta manuali, per insegnarli non si sa a quali, né a quanti studenti; perché di loro non v’è quasi traccia in questa storia. In compenso, molto si parla dei “giochi di potere”: denunce di arbitri e soprusi, promozioni a “soggetti ignorantissimi”, scambi e promesse di favori vengono sullo stesso piano ricondotti tanto a generici nessi con la politica, quanto a umori personali. Su tutto Gatto sovrappone una convinzione progressiva della cultura accademica in cui prevalgono sempre i migliori.
La ricerca, finanziata da prestigiose istituzioni di storia della scienza, induce a riflettere sull’opportunità di certe scelte e sull’andamento di quel filone di studi (per altro non citati), che intende abbinare la storia della scienza con la storia delle università.

Patrizia Guarnieri