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Rosanna Basso – Donne in provincia. Percorsi di emancipazione attraverso la scuola nel Salento tra otto e novecento – 2000

Rosanna Basso
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Rosanna Basso è professore associato di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università di Lecce e già autrice, sul tema dell’istruzione femminile e delle donne nelle professioni, del volume Stili di emancipazione (Lecce, Argo 1999).
Ispirandosi alla storiografia americana sulla “emancipazione educativa”, recuperata alla luce della gender history da Barbara Miller Solomon nel volume In the Company of Educated Women: A History of Women and Higher Education in America (1985), l’autrice si propone di indagare l’accesso all’istruzione e la conseguente emancipazione economica e personale delle donne in un’area italiana in cui l’analfabetismo è particolarmente pronunciato e alle donne sono richiesti codici di comportamento a prima vista del tutto inconciliabili con qualsivoglia forma di emancipazione: il Salento tra Otto e Novecento.
Nella prima parte del volume l’attenzione è rivolta alle opportunità di istruzione secondaria offerte alle giovani salentine, in particolare alla scuola normale. Piuttosto che indagare l’esito professionale immediato della normale (diventare maestre) e le sue implicazioni, l’autrice – sulla scia della suddetta scelta storiografica, che nel contesto analizzato ci sembra impedire una compiuta analisi della “emancipazione educativa” – privilegia le professoresse della scuola: quelle venute da fuori ad insegnare a Lecce, fra le quali spiccano le lombarde Maria Cleofe Pellegrini e Ida Ghisalberti (rispettivamente per due e quattro anni a Lecce) ed alcune ex allieve della stessa scuola. L’obiettivo dell’autrice è indagare come queste insegnanti abbiano rappresentato per le loro allieve dei “significant others, soggetti sufficientemente autorevoli e vicini da potere influenzare un mutamento nella loro vita e nella percezione di sé” (p. 16).
L’analisi del panorama sull’istruzione secondaria e del ruolo delle insegnanti, però, non risulta abbastanza articolata e perciò capace di chiarire come le trasformazioni indotte dall’accesso all’istruzione “si riverberano su ambiti molto estesi e molto diversificati, tanto pubblici che privati”. L’autrice riconosce che tali ambiti non “sono facilmente penetrabili all’osservazione storica” e che l’indagine da lei condotta lascia “opaco il come e il dove del cambiamento”, che essa, perciò, si propone di cogliere almeno in una dimensione: la “trasformazione dell’atteggiamento delle donne salentine nei confronti della produzione della scrittura” (p. 143). Questa viene affrontata attraverso una carrellata che va dall’emergere della scrittura pubblica femminile nella metà del Settecento alla scrittura otto-novecentesca, in particolare quanto prodotto in ambito scolastico. Il lavoro della Basso, pur ricco di molti spunti interessanti, che forse avrebbero avuto bisogno di maggiori e diversi approfondimenti, con difficoltà e solo in alcuni momenti riesce ad andare oltre la generale assunzione dell’esistenza del nesso scolarizzazione-accesso all’istruzione superiore-scrittura femminile.

Teresa Bertilotti