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Rosaria Quartararo – L’Anschluss come problema internazionale. Le responsabilità anglo-francesi – 2005

Rosaria Quartararo
Roma, Jouvence, pp. 188, euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2005

Alla storia delle relazioni internazionali negli anni Trenta Quartararo ha dedicato nel 1980 una solida monografia (Roma tra Londra e Berlino. La politica estera fascista dal 1930 al 1940), recentemente ripubblicata in due volumi da Jouvence. Il libro qui recensito focalizza l’attenzione sull’Anschluss come nodo centrale della politica estera delle potenze europee dai trattati di pace del primo dopoguerra allo scardinamento dell’ordine postbellico a opera dell’espansionismo nazista. L’autrice si propone in particolare di rivedere il tradizionale giudizio sulle responsabilità italiane nella mancata reazione all’aggressiva politica estera della Germania, che informò l’alleato del passo decisivo a giochi ormai fatti, e di evidenziare specularmente i cedimenti ? dovuti a valutazioni errate e alla generale politica di appeasement ? delle diplomazie francese e inglese. Sulla ricerca insistita da parte italiana di un rapporto privilegiato con la Gran Bretagna in parallelo con l’avvicinamento alla Germania nazista, così come sulla politica austriaca dell’Italia come mezzo di pressione su Londra, l’autrice ha scritto pagine documentate, e sorrette da notevoli scavi archivistici, nella citata monografia precedente. Quartararo ha qui ripreso quegli spunti, integrandoli con l’analisi, non molto originale e talvolta imprecisa, dell’evoluzione della politica interna austriaca. L’unica differenza di peso nello studio specifico sull’Anschluss consiste nell’utilizzo del volume IV, serie 8a, dei Documenti diplomatici italiani (1993), i cui contenuti sono stati peraltro ampiamente recepiti dalla storiografia.
Un’utile fonte di recente pubblicazione come i diari di Goebbels avrebbe potuto essere utilizzata con profitto, integrando con ben altro valore la memorialistica citata da Quartararo (von Papen, Ciano ecc.), per quanto riguarda la percezione e le reazioni dell’entourage hitleriano alla politica velleitaria di chi a parole aveva più volte garantito l’indipendenza dell’Austria. Anche i numerosi studi pubblicati per il cinquantenario dell’Anschluss avrebbero meritato almeno una citazione. Ciò avrebbe forse anche consentito di evitare le diverse imprecisioni nella valutazione della politica interna austriaca, per esempio sull’orientamento politico generale nella popolazione (pp. 9, 126), e alcune sviste fastidiose: il «Völkischer Beobachter» non è ?un quotidiano austriaco? (p. 34) ma l’organo ufficiale della NSDAP; lo sconfinamento di truppe tedesche a Dachau (p. 156) è geograficamente impossibile. Anche lo stile poco curato e i numerosi refusi non contribuiscono ad avvincere quel ?pubblico universitario? che l’introduzione al catalogo dell’editore indica come il destinatario della collana. A questo proposito sarebbe stato il caso di esplicitare a chi realmente è indirizzato il saggio di Quartararo: un pubblico scientifico non vi ritrova purtroppo quello spessore che il tema meriterebbe.

Francesco Marin