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Rosario Mangiameli – Misurarsi con il regime. Percorsi di vita nella Sicilia fascista, – 2008

Rosario Mangiameli
Acireale-Roma, Bonanno, 189 pp., euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il volume di Mangiameli costituisce un importante contributo alla comprensione dell’impatto del regime fascista sulla società siciliana.Il punto d’osservazione prescelto è particolare: non una ricostruzione complessiva della presenza del regime fascista nella società locale, bensì la raffinata analisi di tre diversi percorsi biografici, frutto di precedenti lavori di ricerca, riproposti e ripensati ora in una vesta unitaria. Attraverso le vicende dello scrittore Vitaliano Brancati, del professore liceale Carmelo Salanitro, membro del Ppi, e dell’agronomo Francesco Marino, organizzatore, prima socialista e poi comunista, di cooperative contadine, Mangiameli esamina la pervasività del totalitarismo fascista, particolarmente stringente nei confronti degli esponenti maggiormente alfabetizzati dei ceti medi, specie se portatori di una professionalità «intellettuale» (sia umanista che tecnica). Proprio per tale peculiarità i nostri protagonisti subirono una fortissima pressione, evidente per i casi di Salanitro e Marino, che dopo aver militato nei rispettivi partiti con posizioni di ferma opposizione al fascismo nel momento della sua ascesa al potere, finiranno per iscriversi o dichiarare di volerlo fare al Pnf. La stessa adesione al regime di Brancati, più giovane degli altri due ma figlio di un funzionario di prefettura da subito vicino al fascismo, si nutrì dell’attenzione che importanti gerarchi mostrarono nei suoi confronti, essendo il regime consapevole della necessità di costruire il consenso attraverso gli intellettuali nel quadro dell’affermazione di una cultura sempre più di massa. Si tratta quindi di figure che ritengono, ad un certo momento, «di dover dialogare con le istituzioni cercando le modalità adeguate per continuare nel loro impegno» (p. 10). Tuttavia, dall’esame particolareggiato delle loro vicende, emerge anche una dimensione del tutto nuova dell’antifascismo, caratterizzata certo dall’isolamento ma anche da una forte tensione etica, come nel caso di Salanitro, o, per Marino, dal tentativo di portare avanti il proprio lavoro di emancipazione del mondo rurale, mimetizzandosi sotto la copertura della retorica ruralista del fascismo.Proprio il confronto vivo con la dittatura finì per alimentare nuovamente la tensione antifascista, legata stavolta all’«esperienza concretamente maturata nelle loro sfere di impegno sociale, professionale, intellettuale scontando la contraddizione tra il fine a cui le istituzioni erano preposte e la loro politicizzazione» (p. 10). Da qui la scelta della rottura radicale, che per Salanitro, insegnante di lettere classiche al liceo, più volte sotto accusa per il suo rigore e la sua distanza dal fascismo, significò l’adesione ad un pacifismo integrale che lo spingerà a distribuire da solo volantini contrari alla guerra dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale, venendo per questo tenuto prigioniero all’indomani dell’8 settembre ed infine deportato a Mauthausen, dove troverà la morte, mentre per Brancati comporterà, a partire dalla propria vicenda personale, la richiesta di un serio esame di coscienza della società italiana e delle sue compromissioni con il fascismo.

Tommaso Baris