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Sabina Cerato – Vita privata della nobiltà piemontese. Gli Alfieri e gli Azeglio. 1730-1897 – 2006

Sabina Cerato
Roma, Carocci, 304 pp., euro 35,30

Anno di pubblicazione: 2006

In una lettera del novembre 1876 indirizzata alla suocera Giuseppina Cavour Alfieri, Emilio Visconti Venosta, scrivendo del suo matrimonio, ne parlava come di una condizione, di una «felicità domestica» nella quale trovava «calma», «forza», «fiducia anche per la vita politica » (p. 5). Espressioni significative quelle dell’ex ministro degli Esteri del periodo della Destra, nelle quali è possibile cogliere entrando nella sfera più personale, il rapporto tra pubblico e privato nei nessi difficilmente scindibili, ma anche il superamento di quella soglia che introduce all’«approccio dei sentimenti», all’universo intimo, alle relazioni familiari e amicali. L’autore di questo interessante volume lo fa entrando nella quotidianità di due prestigiosi casati della nobiltà piemontese, in quelli degli Alfieri e degli Azeglio, imparentati tra loro nel 1814 con le nozze di Costanza Alfieri di Sostegno con l’erede al titolo marchionale Roberto d’Azeglio. Le fonti privilegiate sono i carteggi familiari, le carte contabili, gli inventari, gli atti notarili, le annotazioni personali, i resoconti dei viaggi, la ricca precettistica nella versione dei manuali per i più giovani rampolli. Una documentazione notevole che sostiene il racconto storico nella cornice e nell’ambito di un dibattito storiografico che si è andato sviluppando su queste tematiche soprattutto dagli anni Ottanta del secolo scorso. Il risultato è quello di uno studio comparato di pratiche e costumi, dal momento della nascita a quello della morte, per il periodo che va dai primi decenni del Settecento a fine Ottocento, con l’obiettivo dichiarato di dare voce al vissuto di uomini e donne di quattro generazioni, registrando persistenze e innovazioni nei comportamenti, con uno sguardo particolarmente attento alle modificazioni del rapporto tra famiglia «estesa» e famiglia «nucleare», alla circolazione di sentimenti, esperienze, propensioni, volontà che nel contesto di un parentado allargato sembrano acquisire nell’Ottocento maggiore immediatezza ed ascolto, anche quando sono coniugate al femminile, come nel caso di Giuseppina Cavour che rivendica la dignità di donna nel rapporto matrimoniale e di Luisa Alfieri, contessa di Favria, rispetto alla sua scelta di rimanere nubile. La monografia è articolata in quattro parti che ripercorrono la nascita e l’infanzia; gli anni dell’educazione, degli studi, dell’impatto con la vita in società; la stagione delle scelte sentimentali e matrimoniali. La sua lettura stimola e sollecita più riflessioni: intanto rinvia ad alcune costanti presenti nei percorsi formativi, nelle consuetudini, nelle strategie matrimoniali di esponenti dell’aristocrazia italiana ed europea; dall’altra rimanda alla trasmissione a cascata di tali modelli alla nobiltà di nuova formazione nell’Ottocento, ai gruppi borghesi (con tutte le implicazioni nel passaggio dal ceto dominante alle classi dirigenti), ma anche agli strati più umili che con i casati vengono in contatto attraverso le committenze e la prestazione di specifici servizi: di amministratore di beni, di precettore, di istitutrice, di domestico, come pure l’indagine della Cerato mette in evidenza in alcuni casi.

Maria Marcella Rizzo