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Salvatore Adorno (a cura di) – Professionisti, città e territorio. Percorsi di ricerca tra storia dell’urbanistica e storia della città – 2002

Salvatore Adorno (a cura di)
Roma, Gangemi, pp. 223, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il ritorno della storia urbana in Italia passa anche per la crisi delle storie ausiliarie alle discipline tecniche e per una riflessione propriamente storica sui ?saperi urbani?, da un lato, e il dialogo tra storia ?generale? e discipline urbanistiche, dall’altro. Un utile contributo in questa direzione giunge dai saggi raccolti in questo volume, scaturiti dall’incontro tra storici, storici urbani, storici dell’arte ed urbanisti. Come il curatore illustra in una ampia Introduzione, l’uscita dagli specialismi restituisce tecniche, culture, figure e vicende dell’urbanistica alla storia sociale della città, nella consapevolezza che essa è la fucina della storia sociale del Novecento. A tale condizione è possibile cogliere l’intreccio e il senso di quei percorsi specialistici e, al tempo stesso, gettare una luce nuova su interrogativi ‘tradizionali’ della storia contemporanea, dai rapporti centro-periferia all’articolazione della storia delle amministrazioni, dal disciplinamento sociale all’infrastrutturazione del territorio. Di qui, anche l’esigenza, pure ben presente in questo volume, di ricollocare le ‘storie italiane’ in un flusso di esperienze e trasformazioni di dimensione europea.
Questa sensibilità accomuna i tredici saggi che, pur con efficacia diversa, ripercorrono questioni e figure significative dell’intreccio tra saperi urbani e storia della società urbana novecentesca. Senza poterli segnalare singolarmente, occorre però ricordare i più rilevanti percorsi tematici, a cominciare da quelli offerti dal vasto saggio di Paolo Capuzzo, che nelle vicende parallele di Londra e Berlino evidenzia nel formarsi dei saperi urbani i nessi serrati tra governo della città e governo della ?società urbana?, e dal simmetrico saggio di Giulio Ernesti, che pure intravede nell’architettura primo-novecentesca i segni annuncianti la crisi della dicotomia tra natura e città. Né la vicenda italiana appare scevra di analoghe tensioni tra razionalità e umanesimo, come suggeriscono Guido Zucconi guardando a Gustavo Giovannoni, e per altri versi, Fabio Mangone, riconsiderando la storia della tutela del paesaggio. Erano il segno di una ?modernità avanzante? e, assieme, dei suoi effetti sociali, che sollecitarono l’opera di una vasta schiera di tecnici e specialisti che, intrecciando progettualità urbana e ingegneria sociale, ?costruirono? le città italiane tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo e che ora sono oggetto di una storiografia qui lucidamente restituitaci da Salvatore Adorno. Inoltre, due snodi di grande rilievo di quella vicenda sono analizzati nei saggi dedicati al demografo sociale Ugo Giusti e alla fondazione dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, rispettivamente di Oscar Gaspari e Laura Besati. Riemerge ancora, anche in Italia, la polarità tra la storia della città come stratificazione di segni e memoria di presenze e culture (Francesca Gallo, Maria Luisa Scalvini), e la storia delle trasformazioni del territorio, mai compiutamente riconducibili ad una progettualità ordinatrice (Domenico Passarelli, Sandro Donato, Lando Bortolotti). Una polarità fertile per la storia della città e, come lascia intuire il volume, anche per gli studiosi di quella storia.

Simone Neri Serneri