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Salvatore Bottari (a cura di) – Rosario Romeo e ?Il Risorgimento in Sicilia?. Bilancio storiografico e prospettive di ricerca – 2002

Salvatore Bottari (a cura di)
Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 270, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2002

Romeo è stato uno dei massimi storici italiani del ventesimo secolo e la pubblicazione di questo volume, che raccoglie gli atti del convegno di Messina dell’ottobre 2000, è un doveroso ed importante tributo alla sua memoria. Nonostante il convegno fosse internazionale, questo libro ha una forte impronta anglo-italiana ? John Davis rappresenta anche il mondo accademico americano ? e i contributi britannici sono in inglese. I capitoli hanno impostazione e natura diversa, ma discutono in generale due grandi temi tra loro connessi, come suggerisce il sottotitolo: da una parte il significato e l’impatto storiografici di Romeo, e dall’altra recenti sviluppi in alcune prospettive o temi legati ai suoi scritti, quali ad esempio ?la Sicilia ?inglese’? (Michela D’Angelo) e ?Gli studi sul commercio estero e sul ceto mercantile siciliano? (Rosario Battaglia). Romeo fu un autore controverso che amò le controversie, e in questa raccolta si sentono ancora gli echi delle vecchie battaglie. Tuttavia la keynote è un certo irenismo: come scrive Davis, ?we now have historiographical perspectives that are more pluralist, less normative and less nationalistic, combined with a recognition that the processes of European modernization have been complex, varied and with different chronologies? (p. 24). Forse sarebbe stato necessario aggiungere che al giorno d’oggi le controversie più accese non dividono più gli italiani dagli inglesi, ma piuttosto gli ?unitari’ dai ?neoborbonici’ ed altri difensori delle identità preunitarie. Senza entrare nel merito delle implicazioni politiche delle varie posizioni storiografiche, si può dire che la Sicilia ha sempre avuto più ragioni di vantare una Sonderweg di molte altre regioni europee, ma, come suggerisce Davis, il ?pluralismo? della nuova storiografia rende l’idea stessa di una Soderweg superflua ? nel senso che tutti i casi nazionali e regionali sono ?speciali?. Nonostante il capitolo giustamente provocatorio di John Dickie su ?Romeo e l’idea di nazione?, ciò che manca in questi contributi è l’interesse ad andare oltre questi dibattiti per investigare gli ambiti mediterranei o le dimensioni globali del problema, sulla scia degli studi di Kevin O’Rourke e Giovanni Federico. Queste sono prospettive e metodologie che hanno particolare applicabilità alla storia economica cara a Romeo, ma che coinvolgono anche una radicale revisione dei quadri di valutazione della storia politica e culturale, come hanno indicato gli studi di C.A. Bayly e il lavoro postbraudeliano di John Wong (Deadly Dreams. Opium and the Arrow War (1856-1860) in China, Cambridge 1998) che studia non una regione circoscritta, ma un problema storico in tutte le sue diramazioni. In un certo senso Romeo fu un pioniere di questa tradizione, per esempio nel suo Cavour e il suo tempo, ma il suo esempio, in questo campo almeno, non ha avuto molto seguito.

Eugenio F. Biagini