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Salvatore Lupo – Il fascismo. La politica in un regime totalitario – 2000

Salvatore Lupo
Donzelli, Roma

Anno di pubblicazione: 2000

Vasta disamina di fatti, uomini e cose, momenti e situazioni, attenta sia al centro, sia – e molto a ragion veduta – alla periferia. Materiali raccolti sia dall’ormai copiosa bibliografia che dagli archivi e dai giornali del tempo e dalla memorialistica. Il problema centrale dell’autore è quello della sostanza “politica” – sostitutiva rispetto a quella del regime liberale – del fenomeno fascista: il rapporto fra intenzioni “rivoluzionarie” e fatti, nelle concrete forme assunte dalla regolazione e dal disciplinamento dell’uso “monopolizzato” della forza e di una ricerca di consenso (sui generis) da parte dei nuovi attori del potere (con un loro mix di nuovo e vecchio stile), in sede locale e nazionale. Il clima culturale era quello di una forte insofferenza per i meccanismi scambistici del sistema rappresentativo elettorale, di una enfasi idealistica e “radicale” (Lupo insiste molto sulla nozione di “radicalismo”) in cui patriottismo, meriti di guerra e aspirazioni individualistiche di promozione sociale si mescolavano, dando luogo a una forma nuova di attivismo sociale, protesa a sboccare in un ricambio di élite. Questo attivismo dapprima cerca a tentoni, con la predicazione e con la violenza, di affermare una idea di politica “antipolitica”, che imponga comportamenti “nazionali”, patriottici, di generale interesse, attraverso l’affermazione di un principio gerarchico regolato dalla nuova élite fascista e dal suo capo, simbolo di eccezionalità che impone immediata e concreta obbedienza, la cui pretesa si vuole legittimata da un modello eroico di mobilitazione civica. In un secondo tempo – ma praticamente da subito, e su questo insiste Lupo – deve però fare i conti “politici” con se stesso, con il nuovo potere e le nuove forme di concorrenza nel potere che il successo ha creato, in periferia e al centro, dentro di sé, e nel rapporto con i vecchi ordinamenti dello Stato, nonché con le tradizionali strutture della società civile, il mondo delle imprese e dell’organizzazione sindacale. Si sperimenta un ordinamento totalitario, la regolazione politica attraverso la forma del partito unico. Ma le necessità della mediazione politica fra interessi di forma vecchia e di forma nuova persistono e si moltiplicano: nessun mito antipolitico può uccidere le necessità della politica. Il nuovo contenzioso a livello locale – e qui Lupo sottolinea come il Nord non sia troppo diverso dal Mezzogiorno… richiede una crescente azione dall’alto, una soluzione continua di vertenze e concorrenze, che rafforza sempre più il potere e l’arbitrio del capo, e così produce via via la vanificazione della utopia tecnocratico-efficientista nella nuova “politica” delle improvvisazioni dell’”antipolitico” tiranno, produce un sostanziale assestamento burocratico, privo di ogni “rivoluzionario” dinamismo delle vecchie strutture amministrative, a cominciare da quelle militari. Questa è la parte più originale e interessante del lavoro di Lupo, meditato frutto della sua matura visione di cosa sia “politica”, e peraltro ricchissimo di spunti.

Luciano Cafagna