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Salvatore Pirastu – Agli albori della rinascita. Dal Congresso del popolo sardo alle leggi del Piano (1950-1962), introduzione di Pietro Soddu – 2004

Salvatore Pirastu
Cagliari, Tema Edizioni, pp. 286, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2004

?Ancora oggi il primo Congresso del popolo sardo rimane nella memoria collettiva come uno dei grandi miti fondanti della Rinascita della Sardegna?. Così l’incipit della nota preliminare all’appassionata ricostruzione per fonti e documenti redatta da Salvatore Pirastu, medico prestato alla storiografia, già noto per vari lavori sulla vicenda antifascista sarda e su quella lussiana in particolare. L’intento è anzitutto quello di avvicinare il lettore ai documenti programmatici messi a punto a partire dal gennaio del 1950 dalle Camere del Lavoro di Cagliari, Sassari e Nuoro, quindi alle dense elaborazioni presentate ai congressisti (relazioni, interventi, memoriali) che occupano buona parte del volume (pp. 73-244). Il 6 e 7 maggio 1950 mille delegati, eletti nei trentuno seminari preparatori dell’assise, si ritroveranno nel capoluogo all’insegna della mai doma volontà di congiungere ? dirà Lussu ? ?i lavoratori tutti? sotto il segno di un’unica unità popolare. La riflessione sociale, politica ed economica riflette i problemi strutturali rimasti irrisolti o ereditati alla caduta del fascismo, a cominciare dalla necessità di organizzare il settore primario solo in parte modificato dagli interventi di bonifica varati nel trentennio precedente. ?Popolamento, bonifica, riforma agraria?, dichiarerà Renzo Laconi, ?sono un tutto organico ed inscindibile. Il problema è quello di creare l’azienda agraria moderna su una superficie adeguatamente estesa e continua, con un’equa consistenza economica, con una struttura sociale progredita? (p. 106).
Quanto difficile sarebbe risultato incidere sul tessuto rurale è Pietro Soddu a chiarirlo nel saggio introduttivo, evidenziando che fin dai primi anni Sessanta ?sarebbe stato necessario uno sforzo di revisione delle impostazioni del primo Congresso? (p. 15), fermo restando il valore innovativo avuto dal Piano di rinascita, esito anche della profonda riflessione tecnica e politica maturata sia prima sia dopo l’evento.
La vicenda regionale non poté non fare i conti con il fenomeno epocale dell’emigrazione che raggiungeva l’apice nel momento in cui una legge dello Stato (la 588 del 1962) assegnava quattrocento miliardi di lire ad appannaggio dell’isola (p. 13). L’autore del resto non si sottrae all’obbligo di riassumere criticamente l’esito delle richieste all’ordine del giorno del Congresso. ?A distanza di anni?, chiosa Pirastu, ?si sono poste molte domande sul Congresso e sui suoi risultati? (p. 46). Di qui nasce la necessità di comparare la stagione del riformismo nittiano a quella successiva (compreso l’innominabile ruralismo fascista), da ultimo tornando alla vexata quaestio del duello fra l’impostazione agraria e quella industralista, tanto importante anche per analizzare l’opzione riformista capace di unire sotto lo stesso tetto la classe politica che approverà la legge fondativa del Piano regionale 1965-1969. Il saggio è quindi un’occasione rilevante per analizzare (non più solo in chiave rivendicativa) la vicenda autonomista e gli strumenti tattici e strategici branditi dalla classe politica ed intellettuale che accompagnò l’isola alla democrazia.

Giovanni Murru