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Sandro Antonini – Storia della Liguria durante il fascismo. Dal biennio rosso alla marcia su Roma: 1919-1922 – 2003

Sandro Antonini
Genova, De Ferrari, pp. 516, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2003

Le varie fasi del ventennio fascista sono state ricostruite per molte singole realtà italiane; nel caso di Genova, che pure rappresentò un luogo chiave per i rapporti che legarono il potere fascista con il mondo dell’industria e dell’armatoria, gli studi condotti a tale proposito sono pochi. Mancava a tutt’oggi una ricostruzione della storia ligure nelle fasi della genesi e dell’avvento del fascismo: a colmare questa lacuna ha provato Sandro Antonini. L’autore che, riprendendo una definizione datagli da un suo critico, ama definirsi uno ?storico scalzo?, nella vita di tutti i giorni fa un mestiere diverso dallo storico di professione. Tuttavia la passione per le vicende storiche della sua regione lo ha portato ad affrontare un percorso impegnativo. Si tratta infatti di un lavoro di ricerca ad ampio raggio che fa parte di un progetto ambizioso: la ricostruzione della storia del fascismo in Liguria dalle origini alla caduta del regime (anche se, malgrado il titolo, la ricerca non ha una dimensione regionale, ma è incentrata soprattutto sul Genovesato). Antonini ha avviato questo studio con un lavoro precedente, La Liguria di Salò (Genova, 2000) ed intende ora procedere nell’itinerario storico che si è prefissato con altri due volumi, destinati a coprire il periodo cronologicamente compreso tra la presa del potere dell’ottobre ’22 e l’armistizio dell’8 settembre ’43. Indubbiamente si tratta di un’opera meritoria dal punto di vista della raccolta documentaria, che si avvale di un esaustivo spoglio delle fonti archivistiche e a stampa locali.
Antonini ha passato al vaglio soprattutto un considerevole numero di carte conservate presso l’Archivio di Stato di Genova, spesso trascrivendone il testo nella sua interezza, con un intento di valorizzazione del documento scritto già dimostrato nei lavori precedenti. Ma alla precisa e rigorosa attenzione rivolta ai documenti, da lui motivata come elemento di ?oggettività? storica, corrisponde una mancanza di rielaborazione critica che lascia ai lettori tutto l’onere interpretativo. Non aiuta in questo la scarsità di una bibliografia di riferimento. Accanto ad un Renzo De Felice ripetutamente citato scarseggiano rimandi ad una storiografia più attuale; ad esempio, a proposito dell’attività squadrista manca una riflessione sulla violenza come veicolo d’identità e come strumento di lotta politica, non solo sulla base degli studi di Emilio Gentile, ma anche alla luce del più recente contributo di Mimmo Franzinelli. Ai limiti interpretativi vanno ad aggiungersi anche limiti strutturali; il notevole impianto documentario, poco selezionato e poco sintetizzato, finisce per nuocere alla scorrevolezza della lettura e per rendere scarsamente decifrabile il percorso narrativo. Il pregio del libro di Antonini rimane quello di essere un’ampia raccolta di fonti che rappresenta un contributo prezioso per chiunque sia interessato a condurre ulteriori ricerche e approfondimenti sull’argomento.

Francesca Alberico