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Santi Fedele – Il retaggio dell’esilio. Saggi sul fuoruscitismo antifascista – 2000

Santi Fedele
Rubbettino, Soveria Mannelli

Anno di pubblicazione: 2000

L’esperienza storica del fuoruscitismo antifascista è il filo conduttore che nel volume lega tra loro contributi in parte già apparsi a stampa e dedicati, nell’arco di un decennio, a momenti, aspetti e interpreti di quella che l’autore chiama la “cultura dell’esilio”.
Fedele sollecita opportunamente un bilancio storiografico del fuoruscitismo che sappia sia contrapporsi “agli eccessi di retorica antifascista resistenziale”, sia controbattere la tendenza revisionista nella sua “indiscriminata sottovalutazione”. Come cogliere, allora, il significato e misurare l’incidenza nella storia dell’Italia contemporanea di questo flusso migratorio e dell’opposizione extra moenia al regime fascista? Per l’autore la dimensione più qualificante è quella dell’”elaborazione concettuale e della proposizione politica”, quali sono poi convogliate nel processo di ricostruzione civile e morale del paese. Perciò egli insiste nella analisi storico-politica e riprende elementi già ampiamente consolidati dalla ricerca, come il rapporto genetico tra l’elaborazione teorica e progettuale dell’antifascismo all’estero e le opzioni affermatesi nella prima età repubblicana, dalla ricostruzione dei partiti all’esperienza fondativa dell’Assemblea Costituente. Per dirlo con la battuta di un esule della sparuta pattuglia liberale, Armando Zanetti, nei logori vestiti dei compagni fuorusciti c’era stoffa per la redingote dei futuri ministri. Allo stesso modo difficilmente si può prescindere nell’analisi del fenomeno fascista dalle intuizioni e interpretazioni proposte in terra d’esilio da molti oppositori del regime, che di tanta parte della riflessione storico-politologica del mezzo secolo successivo risultano i precursori acuti, seppure non sempre riconosciuti.
Tornando a battere il tasto della confluenza della “cultura dell’esilio” nella cultura politica dell’Italia repubblicana, si rischia tuttavia di continuare a leggere quell’esperienza alla luce dei suoi esiti successivi, quando gioverebbe forse slargare gli orizzonti per guardare al fuoruscitismo italiano come a un capitolo della storia dell’Europa d’entre les deux guerres, ove la dinamica integrazione/rigetto nelle diverse società ospiti, l’intreccio delle emigrazioni politiche di varia origine e motivazione, la dimensione soggettiva e esistenziale dell’esperienza degli esuli sono aspetti significativi di una storia comune e momenti di dialogo, al contempo creativo e conflittuale, tra famiglie, tradizioni, culture politiche differenti.
Del resto i saggi più originali del volume – non privo di pagine di tono decisamente divulgativo e talvolta d’occasione – sono quelli nei quali Fedele adotta proficuamente un punto visuale meno ravvicinato e interno alla storia d’Italia: ad esempio a proposito del laburismo inglese, di cui focalizza fraintendimenti e ritrosie nel confronto con i socialisti italiani esuli, o ancora quando, sul tema traumatico dei processi di Mosca, misura il diseguale rigore critico dell’emigrazione antifascista.

Elisa Signori