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Santo Peli – La Resistenza in Italia. Storia e critica – 2004

Santo Peli
Torino, Einaudi, pp. VI-278, euro 16,50

Anno di pubblicazione: 2004

Erano parecchi anni che non veniva pubblicata una storia chiara, snella e sintetica della Resistenza italiana. Molti sono stati, come l’autore stesso rileva, gli studi territorialmente circoscritti e settorialmente problematici. Ma mancava un libro che ne mettesse a frutto i risultati in una visione d’insieme che sapesse altresì inserirsi nella ormai lunga vicenda della storiografia resistenziale, variegata e immeritevole della sprezzante qualifica di ?vulgata?. L’autore si mostra consapevole che la storia della storiografia, ivi compresa ovviamente la considerazione critica delle sue lacune e dei legami con i variati contesti che la videro nascere, fa parte di ogni serio discorso storico. L’endiadi del sottotitolo non intende certo separare la ?storia? dalla ?critica?, ma unirle in quanto componenti di uno stesso discorso. Il titolo Resistenza ?in Italia? piuttosto che ?italiana? può significare sia il rinvio ad una visione europea della Resistenza, sia il desiderio di porre in modo problematico il rapporto fra la Resistenza e il corso generale della storia d’Italia nel biennio 1943-1945.
Il libro è diviso in due parti. La prima è una esposizione puntuale delle fasi attraversate dalla Resistenza in Italia. L’autore ne vede cinque; e la scansione cronologica è sempre accompagnata da valutazioni interpretative che la giustifichino. Sono così presi in esame i temi classici della storiografia resistenziale: la dissoluzione dell’esercito, la formazione delle prime bande e la loro progressiva evoluzione fino alla nascita del Corpo volontari della libertà quale culmine, rimasto in vari casi sulla carta, dello sforzo organizzativo unitario; i partiti politici e i Comitati di Liberazione Nazionale; la svolta di Salerno; gli alleati; la Chiesa cattolica; le zone libere; i rastrellamenti; le repressioni fasciste e tedesche; l’insurrezione.
Da questo tessuto narrativo l’autore fa emergere, nella seconda parte, alcuni dei maggiori problemi posti dalle ricerche di questi ultimi anni. Egli si pone di fronte ad essi in modo aperto e senza pregiudizi: è scevro dai vecchi dogmatismi e attento a non crearne di nuovi. Si intrattiene sugli IMI (Internati militari italiani in Germania) e sul lungo silenzio nei loro riguardi; dedica ampio spazio alla resistenza civile, alle sue sfaccettature e alla difficoltà di rinvenirne le fonti; alle donne e ai loro rapporti con la figura del guerriero quale prototipo del resistente; alla comparazione fra la renitenza alla leva ordinata dalla RSI e a quella ordinata dal governo Bonomi, in entrambi i casi rifiuto della guerra e ?collasso della propensione all’obbedienza? (p. 183); alla violenza, in particolare quella dei GAP, in stretta connessione con gli atteggiamenti della popolazione civile e quindi con quella che, dopo il libro di Giovanni Contini, viene chiamata la ?memoria divisa?.

Claudio Pavone