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Satira politica e Risorgimento. I giornali italiani, 1849-1849

Marina Antonelli
Roma, Carocci – Comitato di Torino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 241 pp., € 33,00

Anno di pubblicazione: 2013

L’a. analizza il percorso dalle insurrezioni del ’48 alla seconda Restaurazione con
l’impianto già applicato in altre monografie dell’Istituto di Torino per la Storia del Risorgimento
(Cfr. D. Orta, Le piazze d’Italia, 1846-1849, 2008). Le vicende storiche, e in
questo caso la stampa satirica che ne derivò, vengono cioè seguite muovendo dalle città
più significative nelle svolte del biennio, pur con richiami ad altre realtà.
Livorno e Palermo aprono il volume con le prime insurrezioni democratiche e autonomiste;
la fase costituzionale vede in primo piano Napoli e Firenze; le Cinque giornate
di Milano, la Repubblica di Venezia e quella Romana segnano l’apice, inframezzate dal
quadro sul fallimento della guerra regia con il tramonto neoguelfo e la controrivoluzione
a Napoli. Il ritorno dei sovrani ci riporta in ogni città, fino alla «conservazione delle istituzioni
liberali nel Regno di Sardegna».
L’Introduzione rileva la scarsa attenzione degli storici per un fenomeno spesso rappresentato
«da giornaletti frutto di iniziative estemporanee dalla vita effimera, da redattori
incerti quando non ignoti, da tirature sconosciute […], con notizie per lo più di seconda
mano, con caricature, satira, polemiche, pettegolezzi» (p. 7). Eppure i giornali satirici
cercarono «di raggiungere un pubblico più ampio e di andare al di là dei confini della
scarsa alfabetizzazione»; altrettanto importante fu il loro fiorire dopo gli Editti sulla stampa.
Quelli di ispirazione democratica diventarono infatti «protagonisti dei più frequenti
scontri giornalistici», stretti tra norme sulla stampa, sequestri, mancanza di fondi, accuse
degli avversari di intorbidare la vita politica e trasformare la libertà in licenza.
Se nel 1847-1849 la produzione satirica si aggirò sulle 580 unità (cfr. E. Francia,
1848. La Rivoluzione del Risorgimento, Bologna, 2012), al suo interno le testate si distinguono
per originalità e contenuti. Accanto alle riproduzioni grottesche dei temi politici
(raffigurazioni stereotipate dei militari asburgici e dell’Italia turrita, oppure stivale malridotto),
figurano periodici di notevole livello grafico ma anche animati da personaggi
come Giuseppe Giusti, Carlo Lorenzini e il controverso Enrico Montazio a Firenze.
L’attenta analisi e le distinzioni tra i tanti fogli dai nomi emblematici di «Lampione
», «Popolano», «Frusta», «Ficcanaso», «Fischietto», ecc. arricchiscono la conoscenza del
periodo, per le reazioni popolari rispetto ai cambiamenti in corso e le peculiarità degli
ambienti moderati, democratici, cattolici, legittimisti. Ciò consente quindi di sciogliere
positivamente l’interrogativo iniziale sul ruolo dei giornali satirici come fonti storiche.
Resta il rammarico per la mancanza di un corredo iconografico, a testimonianza diretta di
una stagione breve ma incancellabile per l’opinione pubblica nazionale e gli schieramenti
politici postunitari.

Donatella Cherubini