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Saverio Battente – Alfredo Rocco. Dal nazionalismo al fascismo, 1907-1935 – 2005

Saverio Battente
Milano, Franco Angeli, pp. 461, euro 32,00

Anno di pubblicazione: 2005

Fino a oggi la sola monografia su Alfredo Rocco del dopoguerra era quella di Paolo Ungari (Alfredo Rocco e l’ideologia giuridica del fascismo), risalente al 1963: monografia particolare, oltre tutto, molto concentrata, letteraria e a tratti difficilmente fruibile. Si può quindi affermare con convinzione che questo ponderoso e analitico studio sul giurista Rocco, pubblicato da Franco Angeli, giunge davvero opportuno. L’autore definisce la sua ricerca ?una biografia pubblica? ? definizione che pare appropriata ? e la colloca nel contesto di un’analisi della modernizzazione dello Stato italiano all’alba del Novecento e della costruzione dello Stato nazionale. La figura di Rocco vuole dunque contribuire, nelle sue intenzioni, a descrivere la complessità di quelle vicende e a ?dettagliare meglio la cultura e la politica della destra in Italia? (p. 9). In particolare è condivisibile l’approccio proposto, secondo cui il processo di modernizzazione (punto focale del lavoro di Battente) si contraddistingue in Italia per la sua natura ?pluralistica?, ?frammentaria? e caratterizzata da ?particolarismo? (l’abbinamento di questi tre aggettivi, tuttavia, avrebbe necessitato un qualche approfondimento, p. 10).
Come tutti gli iter biografici, intellettuali e politici di coloro che hanno partecipato alla costruzione ideologica del regime fascista, anche il percorso di Alfredo Rocco risulta essere molto interessante, specialmente in relazione alla sua particolare posizione all’interno della multiforme identità politica del fascismo. Con Battente seguiamo passo passo la sua formazione: dalla prima militanza radicale, il giurista napoletano passa a dedicarsi ? come è noto ? alla causa nazionalista, elaborandone una versione che sarebbe poi stata assorbita dal movimento mussoliniano. È interessante notare come alcuni temi da lui precocemente trattati abbiano poi costituito alcuni fra gli elementi politico-culturali più tipici del Ventennio: è il caso, per scegliere un esempio fra i tanti, del rapporto fra Stato e partito. Per il Rocco degli anni Dieci, fa notare Battente, il partito non rappresenta nulla più che uno strumento, pragmaticamente ineliminabile, la cui definizione va ricondotta a quella del concetto di Stato (p. 46): una questione cruciale per la costruzione politica del fascismo, a cui qui viene riservato solo un accenno, ma che ? se seguita nel suo evolversi all’interno del pensiero di Rocco ? riserva molte riflessioni interessanti.
Lo studio di Battente è condotto a stretto contatto con gli scritti di Rocco, il cui pensiero viene dipanato in stretto ordine cronologico, scandagliato quasi mese per mese: un ineccepibile metodo iperanalitico che restituisce appieno la ricchezza e le sfumature del pensiero giuridico, economico e politico di Rocco. L’uscita di questo libro risolleva tuttavia la questione di come pensare ed elaborare il genere storiografico della ?biografia pubblica?, per poter allargare la prospettiva del percorso intellettuale individuale mettendolo in una relazione non solo contingente o contestuale con il momento storico e politico, arrivando così a far dialogare in modo nuovo pubblico e privato.

Giulia Beltrametti