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Scienza e politica nell’era nucleare. La scelta pacifista di Edoardo Amaldi

Lodovica Clavarino
Roma, Carocci, 192 pp., € 20,00

Anno di pubblicazione: 2014

Tra i fondatori dell’Infn, del Cern e dell’Esa, nonché titolare per quarant’anni (dal 1937 al 1978) della cattedra di fisica sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma, Edoardo Amaldi ha rivestito un ruolo di fondamentale rilievo nella ricerca scientifica italiana e internazionale del ’900. Il libro di Lodovica Clavarino – al di là di un titolo troppo vasto e onnicomprensivo – rappresenta un originale approfondimento di una specifica dimensione della complessa biografia del fisico piacentino: quella relativa al suo impegno pacifista, soprattutto in qualità di membro del Pugwash, il movimento transnazionale non allineato costituitosi nel 1957 e divenuto nel corso della guerra fredda un forum di discussione «razionale» e non ideologica in materia di disarmo.
Nato come tesi di laurea nel 2008 e basato in larga parte sulle carte Amaldi, il volume si articola in due parti. La prima prende le mosse dal «gruppo di via Panisperna», focalizzando l’attenzione sul diverso impatto della seconda guerra mondiale nelle traiettorie scientifiche e politiche dei principali membri del gruppo: da una parte Enrico Fermi, Bruno Rossi ed Emilio Segré, impegnati negli Stati Uniti nel Manhattan Project; dall’altra Amaldi a Roma, e la sua decisione di interrompere, fin dal 1941, gli studi nel campo della fisica nucleare al fine di evitare possibili coinvolgimenti in progetti nucleari bellici. La storia è ben nota, ma giustamente l’autrice individua in questo drammatico intreccio di scelte individuali e di processi politici la genesi del pacifismo e dell’antimilitarismo di Amaldi.
La seconda parte del libro ricostruisce, sulla scorta degli studi di Lawrence Wittner e di Matthew Evangelista, le origini e gli sviluppi del Pugwash, inserendo in tale quadro una dettagliata analisi del contributo di Amaldi, unico italiano invitato a partecipare all’atto di nascita del movimento. Membro del Continuing Committee del Pugwash dal 1962 al 1972, Amaldi non solo avviò nel 1966 i corsi dell’International School on Disarmament and Research on Conflict (Isodarco), ma – tra il 1967 e il 1974 – fece leva sul suo ruolo all’interno del movimento pacifista per mobilitare l’opinione pubblica e la classe dirigente italiane a favore del Trattato di non proliferazione nucleare, avallato dall’Assemblea Generale dell’Onu nel giugno 1968.
Nell’ambito di una ricerca puntuale come quella di Clavarino, alcuni elementi meriterebbero di essere ulteriormente sviluppati. In primo luogo, la partecipazione italiana al Pugwash non coinvolse soltanto Amaldi e i suoi colleghi (Francesco Calogero e Carlo Schaerf), ma una pluralità di figure i cui differenti percorsi andrebbero ricostruiti in un discorso più corale e articolato. In secondo luogo, l’impegno di Amaldi nell’ambito del Pugwash andrebbe forse connesso più profondamente con gli altri livelli della sua biografia, dall’attività nel campo degli usi civili dell’energia nucleare all’operato sul piano delle politiche della ricerca in Europa, fino agli interventi polemici nel dibattito pubblico italiano, come quelli in risposta alle ricostruzioni di Leonardo Sciascia nel suo La scomparsa di Majorana.

Francesco Cassata