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Sergio Onger (a cura di) – Brescia 1849. Il popolo in rivolta – 2002

Sergio Onger (a cura di)
Brescia, Morcelliana, pp. 394, euro. 26, 80

Anno di pubblicazione: 2002

Il titolo del volume, che raccoglie gli atti di un convegno tenutosi a Brescia in occasione del 150° anniversario delle Dieci Giornate, non deve trarre in inganno: su diciassette saggi solo quattro sono dedicati alla rivoluzione del 1848, compreso un intervento di carattere generale di Franco Della Peruta, peraltro già pubblicato in una raccolta di scritti dello stesso nel 1996 e ricomparso con leggere modifiche in analoghi volumi sul Quarantotto usciti in questi ultimi anni. Del Quarantotto bresciano si occupano un saggio che ne ricostruisce le vicende e i protagonisti (Sergio Onger), un corretto ma molto tradizionale articolo sul giornalismo politico (Filippo Ronchi) e l’intervento di Amedeo Biglione di Viarigi che analizza alcuni carteggi di esuli bresciani. La parte politico-risorgimentale del volume è completata da due saggi che si muovono tra dimensione nazionale e locale: uno sulle correnti politiche nel Risorgimento (Bernardo Scaglia) ed uno sulla mobilitazione militare (Luciano Faverzani) Questa relativa marginalità del Quarantotto era d’altra parte negli intenti del convegno che voleva soprattutto fornire, come dichiara Onger nella breve Prefazione, ?una feconda opportunità per una più generale riflessione sull’età della Restaurazione? (p. 5). Anche messa in questi termini risulta però comunque eccentrica la presenza di un pur interessante saggio sull’industria bresciana delle armi dall’unificazione a fine secolo (Daniele Montanari).
Se si eccettuano quindi i contributi dedicati al Quarantotto e un paio di saggi dedicati alla Lombardia sotto il dominio austriaco (tra i quali va segnalato l’intervento di Marco Meriggi che legge il postquarantotto alla luce della tensione tra liberalismo dei ceti e liberalismo degli individui), il volume è centrato su Brescia e il bresciano nella Restaurazione, analizzati sotto il profilo economico, sociale e culturale, con qualche eccesso encomiastico e celebrativo (il saggio di Mario Taccolini sulle congregazioni religiose). Il quadro che emerge è quello di una provincia dinamica, attraversata da processi di modernizzazione, che riguardavano un’agricoltura diversificata per rendimenti e colture (Paolo Tedeschi), la creazione di una fitta rete creditizia (Maurizio Pegrari) e infine l’istruzione, che porta la provincia bresciana ad avere tra i più alti livelli di alfabetizzazione della Lombardia, grazie alla politica dei governi (anche prima della restaurazione) e all’attivismo dei comuni (Xenio Toscani),. Le istituzioni culturali appaiono invece strette tra difficoltà economiche (la Biblioteca Queriniana) e controllo politico (l’Ateneo).
Si tratta quindi di un volume senza dubbio utile per la conoscenza della realtà socio-economica di un’importante pezzo di Lombardia, ma che mostra ancora una volta quanto i convegni e le pubblicazioni originate dalle recenti celebrazioni quarantottesche abbiano finito spesso per evitare di affrontare il tema della rivoluzione, dei suoi significati, e del suo impatto nell’Italia di metà Ottocento.

Enrico Francia