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Sergio Zoppi – Una lezione di vita. Saraceno, la Svimez e il Mezzogiorno – 2002

Sergio Zoppi
Bologna, il Mulino, pp. 339, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2002

E’ fortunata occasione leggere le introduzioni di Pasquale Saraceno ai Rapporti Svimez con la guida di un saggio di Sergio Zoppi. Saraceno è stato, nell’IRI e nella SVIMEZ, il più coerente sostenitore del dualismo Nord-Sud e della necessità di un ordinamento speciale per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno. I Rapporti in oggetto hanno monitorato dal 1974 al 1991 l’andamento dell’economia di un Sud governato con strumenti ad hoc. Sergio Zoppi riflette oggi su quelle politiche condividendo il modello saraceniano, ma con sensibilità di uomo della ?funzione pubblica? ordinaria, testimone del ruolo del capitale sociale e umano nei processi di sviluppo. Conosciamo il Saraceno protagonista dell’intervento pubblico; non abbastanza tuttavia, data la insistente omologazione dei cosiddetti ?meridionalisti industrialisti nittiani?. Da Nitti o da uomini come Menichella, Mattioli, Beneduce, Saraceno si differenzia per una formazione che ha come primo scenario non l’esperienza dell’età liberale, ma quella della nascita dell’IRI nella grande emergenza degli anni Trenta. Ricostruendo a posteriori tutta la storia economica italiana a partire dal grande salvataggio pubblico dell’economia privata, un salvataggio capace di ridar vita al mercato e formare fuori dalla pubblica amministrazione un qualificato management industriale, Saraceno ne esalta il valore di strumento di sviluppo e modernizzazione. Lo fa con la massima ostinazione anche quando, proprio negli anni Settanta, il disordine pubblico italiano, la crisi energetica mondiale, l’instabilità monetaria internazionale e l’alta conflittualità sociale, ne mettono in discussione gli elementi basilari: la competitività economica e l’eticità. Nei Rapporti, la consapevolezza della congiuntura mondiale e dei cambiamenti in economia, in politica e nella diversificata realtà meridionale, trova un freno interpretativo nella rigidità della risposta. Non l’assenza di regole per la concorrenza e il buon funzionamento dell’amministrazione ordinaria sono indicati come limiti del sistema Italia, ma la debole assunzione dell’ordinamento dualistico nella politica nazionale, l’abbandono della programmazione e della politica di investimenti e incentivi per l’industrializzazione, seppure nella forma più moderna di servizi all’impresa e alla formazione nelle aree metropolitane. Del resto, proprio l’anima etico-politica del progetto economico di Saraceno, ha originato l’interesse editoriale di Gerardo Marotta e dell’Istituto di studi filosofici per i Rapporti. Anche Sergio Zoppi li ha letti con riconoscimento preliminare dell’impronta civile e con rigoroso rispetto dei molti aggiornamenti alle idee originarie degli anni Cinquanta. ?Un italiano inascoltato?, il titolo del suo saggio introduttivo, rende il giusto omaggio ad un grande interprete della ragione nazionale. Non ne condivido personalmente il secondo attributo. Saraceno è stato ascoltatissimo e assoluto protagonista delle politiche pubbliche ?straordinarie? degli anni Cinquanta-Sessanta. Il fatto che egli sia stato amareggiato e deluso dei loro effetti nei decenni successivi, invita semmai a studiarne e contestualizzarne più ?laicamente? l’opera.

Leandra D’Antone