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Silvia Benussi – Black Empowerment nel Congresso degli Stati Uniti. Etnia e genere nella politica americana – 2008

Silvia Benussi
Cagliari, Aipsa Edizioni, 280 pp., euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2008

All’interno della piccola pattuglia di donne parlamentari presenti nel Congresso americano, le afro-americane sono una minoranza nella minoranza. Benussi vuole analizzare i diversi aspetti della loro presenza politica dal 1968 ? anno della elezione della prima deputata, Shirley Chisolm ? fino al 2006, prendendo in esame l’attività legislativa svolta dalle 22 rappresentanti e dalla sola donna senatrice presente fino al 2006, Carol Moseley Braun, tutte appartenenti al Partito democratico.Benussi premette che il suo lavoro si limita a un’analisi di tipo istituzionale, basata sui discorsi parlamentari, sulle testimonianze rese dalle rappresentanti afroamericane nelle udienze delle diverse commissioni parlamentari e sulle proposte di legge da loro introdotte.Dopo un primo capitolo introduttivo che traccia sinteticamente i profili biografici delle congresswomen all’interno della più ampia questione della presenza politica delle donne, l’a. analizza le questioni su cui si è concentrata la loro azione parlamentare: dall’attività contro la discriminazione a temi di carattere istituzionale come quelli connessi al bilanciamento dei poteri tra Congresso e Presidenza dopo il caso Watergate o allo scottante tema del finanziamento elettorale; dai problemi relativi al lavoro, alle disuguaglianze sociali e al welfare ai temi di politica estera ? dal Vietnam al dibattito post-11 settembre. La battaglia a favore di politiche di giustizia sociale e razziale rappresenta, comunque, il loro principale impegno. Purtroppo il taglio scelto non aiuta a contestualizzare né politicamente né storicamente le posizioni espresse dalle diverse congresswomen, come pure a inserire la loro azione all’interno della specificità dell’attivismo femminile afroamericano, essenziale per far emergere quel processo di soggettivazione che è insito nel concetto di black empowerment richiamato dal titolo. Inoltre, tale scarsa contestualizzazione storica finisce per appiattire la narrazione di questioni complesse che presentano sfumature diverse a seconda dell’arco temporale scelto. Il caso delle tematiche legate al welfare è esemplificativo da questo punto di vista per dimostrare che le fonti, per quanto interessanti, non bastano a far comprendere i fenomeni storici se non si intrecciano tra loro. Se, ad esempio, l’a. riporta le posizioni critiche delle rappresentanti afroamericane nei confronti delle proposte repubblicane, non fa distinzione tra gli anni ’80 e gli anni ’90. Inoltre non fa cenno alla legge di Clinton del 1996 che riprendeva tematiche repubblicane, come il welfare to work. Perché questa lacuna? Come votarono le afro-americane? Si conformarono alla linea del Partito o espressero dissenso? Gli interventi parlamentari, a cui Benussi dichiara di volersi attenere, sono certamente fonti preziose, ma presuppongono, anche rimanendo in ambito strettamente istituzionale, un contesto che forse sarebbe valsa la pena esplorare meglio.

Raffaella Baritono