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Silvia Franchini, Paola Puzzuoli – Gli istituti femminili di educazione e di istruzione (1861-1910) – 2005

Silvia Franchini, Paola Puzzuoli
Roma, Ministero per i Beni e le Attività culturali, Dipartimento per i beni arch

Anno di pubblicazione: 2005

Dopo aver lungamente atteso di essere dato alle stampe, a causa dei tagli ai finanziamenti che hanno colpito, non solo nel settore delle pubblicazioni, l’Ufficio centrale per i beni archivistici, possiamo finalmente leggere il bel lavoro di Silvia Franchini e Paola Puzzuoli. Lavoro che costituisce una tappa essenziale nel percorso di valorizzazione dei fondi archivistici relativi alla scuola conservati presso l’Archivio centrale dello Stato, reso possibile grazie alla pubblicazione delle ?Fonti per la storia della scuola?, la collana, fortemente voluta prima di tutti dal compianto Marino Raicich, che dal 1994, unendo le competenze di storici e archivisti, offre un sussidio di grande utilità agli studiosi.
Già autrice di fondamentali saggi sull’argomento, Franchini prende le mosse dalla considerazione che ?in Italia le idee più avanzate del credo laico e liberal-moderato su natura, cultura e ruoli femminili, aggredito peraltro da clericali, moderati, conservatori e reazionari, assunsero anzi sul piano legislativo forme e valenze tanto deboli da non riuscire a produrre […] risultati incisivi?, come testimonia ?la mancanza di progettualità sull’istruzione secondaria femminile già più volte rilevata nella legge 13 novembre 1859? (p. 21). E sottolinea come a ciò corrispondesse da parte degli organi direttivi della Pubblica istruzione una grande attenzione ?alla situazione di educandati, conservatori, opere pie, deputati, da un capo all’altro del paese, prima e dopo l’Unità, a educare, istruire, tutelare bambine e adolescenti?. Si trattava sia di istituti di carattere laicale, lascito dei governi preunitari, destinati all’istruzione delle ragazze di condizione agiata, sia di diverse tipologie di istituti retti da religiose, che nel primo quarantennio postunitario si trovarono a colmare un vero e proprio vuoto.
La storia di questi istituti, come scrive anche Puzzuoli, è quella ?di riforme sempre annunciate e auspicate e in concreto non realizzate? (p. 92), ma il dispiegarsi dell’azione ministeriale ? in primo luogo attraverso la creazione, nel 1975, dell’ufficio delle ispettrici ?governative? ? tesa ad acquisire informazioni e contemporaneamente a controllare queste istituzioni, ci restituisce una vasta documentazione relativa all’organizzazione didattica e disciplinare e ai metodi educativi applicati. La sapiente contestualizzazione di questa documentazione operata dalle curatrici rivela i complessi motivi che frenarono l’azione riformatrice dello Stato, tra i quali l’atteggiamento, comune a Destra e Sinistra, di sfiducia e paura ?nei confronti di una formazione morale laica delle donne e la propensione a incardinare saldamente etica e regole di vita alla religione e alle pratiche di pietà, diffusissima anche presso le classi dirigenti liberali, orientate a un semplice e cauto aggiornamento e non a una trasformazione dei parametri di un’educazione ?di genere’? (p. 26).

Teresa Bertilotti