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Silvia Q. Angelini, Oscar Guidi e Paola Lemmi – L’orizzonte chiuso. L’internamento ebraico a Castelnuovo di Garfagnana 1941-1943 – 2002

Silvia Q. Angelini, Oscar Guidi e Paola Lemmi
Lucca, Pacini Fazzi editore, pp. 174, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2002

Attingendo ad un ricco materiale archivistico, a fonti orali e alla letteratura storiografica sull’argomento, gli autori hanno realizzato un documentato e scorrevole libro ? arricchito di fotografie, appendice documentaria, testimonianze, memorie scritte e di una breve bibliografia di riferimento ? che pur muovendosi nell’ambito della ricerca locale non perde di vista le più ampie coordinate storiche del periodo. Realizzato con il patrocinio del Comune di Castelnuovo di Garfagnana e in collaborazione con il circolo culturale ?Garfagnana? e l’Istituto storico lucchese, il saggio ricostruisce le vicende degli ebrei stranieri internati nel piccolo comune toscano. Ripercorse nel primo capitolo, con opportuni riferimenti alle fondamentali opere di Klaus Voigt e Michele Sarfatti, le vicissitudini degli ebrei stranieri soggetti, a partire dal 1940, a misure di internamento nell’Italia fascista, gli autori prendono in esame la storia dei circa ottanta ebrei, in prevalenza tedeschi e polacchi, che, trasferiti dai campi situati nell’Italia del sud, per due anni risiedettero coattivamente nella cittadina della Garfagnana, già sede di una presenza ebraica alla fine del Quattrocento. Fu a Castelnuovo, principale centro, con i suoi 5.000 abitanti, di una delle più povere regioni dell’Italia centro-settentrione, che nel settembre 1941 arrivò il primo nucleo di questa comunità ebraica di cui gli autori sono riusciti, in massima parte, a delineare la ?geografia? abitativa, costituita da camere di pensioni, locali in affitto, una ex filanda.
Attraverso le pagine del volume riemerge una vita quotidiana fatta di stenti ? inadeguati infatti risultarono i sussidi statali previsti dalla legge ?, di code alla latteria, di precari stati di salute, di corrispondenza controllata, di aiuti da parte della Delasem, l’organizzazione presieduta dall’avvocato genovese Lelio Valobra. Una vita quotidiana tesa anche all’integrazione sociale ? molti furono gli ebrei che, a dispetto dei divieti, svolsero attività lavorative ? e alla salvaguardia, per quanto possibile, delle proprie tradizioni religiose e culturali. Non è casuale che il tempio, situato nella stanza al primo piano di una casa, ?essendo forse l’unico luogo di aggregazione, quindi di visibilità collettiva degli ebrei? (p. 79) sia rimasto fortemente impresso nella mente dei castelnuovesi, sostanzialmente ben disposti nei confronti di persone percepite come ?assai corrette, educate, rispettose? (p. 93), in grado di sopportare con grande dignità la loro triste condizione. Una forzata permanenza, quella a Castelnuovo, che per gli ebrei sembra aver rappresentato ?una parentesi relativamente serena, anche se si ha la sensazione che dalla comunità locale la loro presenza sia stata comunque avvertita come precaria? (p. 101). Precarietà che si paleserà, in tutta la sua tragicità, il 5 dicembre 1943 quando il trasferimento a Bagni di Lucca costituirà solo l’inizio di un viaggio senza ritorno che, dopo Firenze e Milano, avrà Auschwitz come esito finale.

Paolo Battifora