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Silvio Berardi – Libertà nella cultura. Arcangelo Ghisleri politico ed educatore tra Ottocento e Novecento – 2007

Silvio Berardi
Roma, Anicia, 134 pp., Euro 17,50

Anno di pubblicazione: 2007

Intellettuale e politico repubblicano lombardo, Arcangelo Ghisleri (1855-1938) non ha avuto una grande fortuna storiografica e soprattutto negli ultimi decenni era un po’ scomparso dal panorama degli studi. Nella sua vita Ghisleri, rimasto pervicacemente attaccato alla tradizione risorgimentale, ha cercato di coniugare lo spirito etico della democrazia di Mazzini con la modernità del federalismo pragmatico di Cattaneo. In gioventù, ha incrociato il proprio percorso intellettuale con quello di Turati e Bissolati all’interno della «scapigliatura» democratica per poi confrontarsi con il positivismo e con le scienze sociali ed economiche, come mostrano i carteggi utilizzati in questo studio. In ogni caso Ghisleri è rimasto fedele alle radici della sua cultura civile e alla sua azione politica, oltre che di giornalista, di pretto stampo repubblicano, tanto da continuare a svolgere un ruolo di divulgazione e di testimonianza democratica, benché sempre più defilato, anche dopo il ritiro dalla vita pubblica all’avvento del fascismo.Il libro di Berardi traccia all’inizio un breve profilo generale di Ghisleri, per poi occuparsi più in profondità, ma con molte lacune e ingenuità, della sua azione educativa e divulgativa, oltre che di organizzatore di cultura, alla cui illustrazione non giovano le lunghe e un po’ superflue digressioni sulla legislazione scolastica italiana nel secondo capitolo. Se la figura di Ghisleri recentemente ha attirato di nuovo l’attenzione degli studiosi, anche per la ricorrenza dei 150 anni dalla nascita, questa nuova ricchezza non è presente nell’apparato bibliografico di questo libro un po’ acerbo, che fa riferimento a testi e ricerche in alcuni casi veramente vetusti e superati e comunque ancorati prevalentemente ad una storia delle idee in senso tradizionale. Ad esempio, il libro rileva il ruolo di costruttore e di divulgatore avuto da Ghisleri per una moderna geografia nazionale e alla portata di tutti (in rapporto anche con il giovane Cesare Battisti) e lo colloca attorno ad un nesso ambivalente con il colonialismo italiano. Tuttavia non affronta pienamente le complessità divulgative della sua azione intellettuale e promotrice, al di fuori dell’azione giornalistica ed editoriale, né le contestualizza all’interno di una dinamica culturale europea tipica del passaggio di secolo del cui respiro qualche riflesso pure si trova in Italia, né ne articola pienamente il legame con la questione educativa e scolastica, che pure costituisce l’asse principale dell’analisi e, per un breve periodo di insegnamento, della biografia stessa di Ghisleri. Eppure, ad esempio, negli ultimi dieci anni i lavori di Giorgio Mongini e Emanuela Casti (non citati in bibliografia) si sono concentrati proprio su questi aspetti. Manca infine un qualsiasi riferimento al classico volume di Tina Tomasi su scuola e libertà in Ghisleri, che pure è del 1970 – ed è paradossale visto il peso che scuola ed educazione rivestono nell’economia del libro qui recensito (pari a circa la metà delle pagine e a due capitoli su tre).

Pietro Causarano