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Silvio Berardi – L’Italia risorgimentale di Arcangelo Ghisleri – 2010

Silvio Berardi
Milano, FrancoAngeli, 223 pp., Euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2010

L’importanza della figura intellettuale di Arcangelo Ghisleri è, o forse dovrebbe, essere nota anche ai non specialisti anche soltanto ad una attenta lettura della voce a lui dedicata nel Dizionario biografico degli italiani. A ciò si aggiunga che vi è una tradizione di studi sul personaggio, che talvolta sconfina nell’erudizione e/o nella vicinanza ideologica e geografica, come quelli di Aroldo Benini e di Giorgio Mangini fino a quelli più recenti di Riccardo Maffei. Non ci sono comunque dubbi che la tradizione democratica lombarda sia una cosa nota ed importante che solo una informazione inadeguata può indurre a trascurare.In questo ambito il recensore deve dar conto della singolare fatica di un giornalista, nonché professore a contratto di Storia contemporanea presso una università telematica romana, proveniente da studi di storia delle dottrine politiche. La formula «un personaggio e il suo tempo», pur felicemente applicata a personaggi di primissimo rilievo come il classico Cavour di Romeo, induce a impiegare le prime novantaquattro pagine del testo in capitoli sul Risorgimento e sulla questione meridionale che nessuno andrebbe a leggere nella monografia di uno studioso giovane ma dalle letture datate; non si vede come altrimenti definire chi dedichi una superflua nota sui moti del 1820-1821, associando i nomi di Spellanzon, Volpe, Romeo e Mack Smith.Al Ghisleri sono dedicati due capitoli, ma forse sarebbe meglio definirli articoli: uno su Arcangelo Ghisleri e Gaetano Salvemini, che potrebbe essere pubblicato in qualche rivista, e un altro su Il parlamentarismo e gli Stati Uniti d’Europa che, a parte qualche spunto sul carteggio Ghisleri-Rensi, è pieno di digressioni e anacronismi al pari delle conclusioni che iniziano con l’affermazione: «Lungi dall’essere esaustivo, il presente lavoro lascia aperte numerose questioni: una tra queste attiene al ruolo ricoperto dal popolo durante il Risorgimento» (p. 192).Certo pregio dell’opera è quello di attingere anche ad alcuni carteggi inediti conservati presso la Domus Mazziniana di Pisa. In senso sostanziale non appare, nelle pur scorrevoli pagine, la consapevolezza che l’oggetto di studi ha una consolidata tradizione di studi e, principalmente, un più ampio contesto. Dispiace infine constatare l’assenza di un indice dei nomi.

Angelo Gaudio