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Silvio Pons, Robert Service (a cura di) – Dizionario del comunismo nel XX secolo, vol. I, AL – 2006

Silvio Pons, Robert Service (a cura di)
Torino, Einaudi, XVII-513 pp., euro 68,00

Anno di pubblicazione: 2006

«È giunto il tempo di fare un bilancio del comunismo nel XX secolo» (p. IX). Così si apre l’introduzione di quest’opera, firmata dai due curatori. Di meglio non si potrebbe scrivere per presentarla. Solo qualche anno fa un lavoro che prendesse in considerazione assieme Gramsci e Ceaus¸escu, Lukács e Pol Pot non sarebbe stato immaginabile. L’italiano e l’ungherese, non solo perché filosofi, non si potevano certo accostare a spietati e sanguinari dittatori. Eppure, oggi è tanto più chiaro che tutti, il filosofo e il despota assassino, si riconoscevano in un unico universo, chiamato «comunismo». Perciò è tanto più apprezzabile la decisione dei curatori di non nascondersi dietro il plurale «comunismi», escamotage retorico che serve in questo caso poco a capire, e di far al contrario emergere l’universale piuttosto che il particolare. Va da sé che trattandosi di un’opera rigorosamente storiografica scritta da esperti, le differenze (di contesto e di tempo) e le responsabilità sono ben individuate nelle diverse voci. Oltre a quelle biografiche, che riguardano non solo coloro che hanno militato all’interno del comunismo, ma anche chi quel movimento ha combattuto, il dizionario si occupa anche delle istituzioni del comunismo e infine dei concetti della sua dottrina. Tutto questo sforzo è compiuto da un’équipe internazionale: i principali studiosi sono italiani e anglo-americani, ma non mancano francesi, tedeschi, israeliani e va da sé russi, polacchi. I lemmi, di dimensione varia a seconda dell’importanza del personaggio o dell’istituzione presa in considerazione, sono una soddisfacente via di mezzo tra la voce specialistica e quella per un più largo pubblico. Lo studioso troverà in ogni voce più di un elemento di interesse. Grazie all’uso delle fonti archivistiche sovietiche, idee che erano considerate reçu sono ora messe in discussione. Ma l’agilità di linguaggio e di sintesi permette anche a chi è totalmente estraneo all’argomento di seguire il dipanarsi dei processi. In tal senso, questo Dizionario appartiene in pieno all’ultima generazione dei dizionari storiografici, opere di consultazione, certo, ma composte in modo tale da poter essere proficuamente lette dalla prima all’ultima pagina. Emerge il ritratto di un movimento politico planetario, quello dei comunisti che, come scrivono Pons e Service nell’introduzione «quando non hanno avuto il potere, hanno contribuito a lotte di emancipazione sociale e di liberazione. Quando lo hanno avuto, hanno instaurato regimi oppressivi e liberticidi». E a chi, come Eric Hobsbawm (con cui queste righe implicitamente polemizzano), ritiene che il comunismo abbia svolto una funzione positiva e lasciato qualcosa in eredità, gli autori ribattono convincentemente che «la sua minaccia rivoluzionaria può avere costretto il capitalismo a riformarsi ma il suo obiettivo non era questo. Il suo universalismo non ha lasciato alcuna tangibile eredità culturale e istituzionale [?]. Il suo esperimento sulle strutture sociali si è rivelato tanto gigantesco quanto distruttivo [?]. La sua memoria è inseparabile da alcune delle peggiori tragedie e dei più infami crimini contro l’umanità compiuti nella storia contemporanea» (p. XVII).

Marco Gervasoni