Cerca

Simona Fort – Il totalitarismo – 2001

Simona Fort
Roma-Bari, Laterza, pp. VIII-139, euro 9,30

Anno di pubblicazione: 2001

In poche ma succose pagine, Simona Forti ricostruisce la storia del controverso concetto di totalitarismo, con il dichiarato obiettivo di sottrarlo alla ?trappola dei luoghi comuni? che lo vuole ?semplice pedina della scacchiera bipolare? della guerra fredda (p. VII), mero strumento dell’anticomunismo degli anni cinquanta.
Nel primo capitolo, l’autrice parte dall’introduzione del termine nel dibattito politico italiano degli anni venti ad opera dagli antifascisti Amendola e Sturzo, arrivando poi al complesso snodo degli anni trenta, momento essenziale di una grande avventura intellettuale che si svolge tra Francia, Germania e Stati Uniti. La discussione sul totalitarismo viene collocata in due aree che possiamo dire di sinistra: quella antistalinista più o meno trockista di Serge, Souvarine e Simone Weil (ma l’autrice non dimentica la variante neo-liberale di Aron); quella antinazista tedesca, destinata a rifluire negli Stati Uniti all’avvento di Hitler, rappresentata da Fraenkel, da Neumann, e soprattutto dalla Arendt.
Nel secondo capitolo viene trattata la fase successiva alla guerra mondiale, quella in cui il concetto dilaga, anche indiscriminatamente, a livello del discorso pubblico. Peraltro proprio in questo periodo si verifica il tentativo ? soprattutto nell’ambito degli studi politologici statunitensi ? di renderne più preciso l’ambito di applicazione, a fronte della diversità di esperienze autoritarie storicamente possibili: si vedano le tipologie proposte dal noto contributo di Friedrich e Brzezinski (1956) e da vari altri successivi. Non mancano comunque opere ispirate più ad ambizioni teorico-filosofiche, come quelle di Aron.
Ai contributi dei filosofi è dedicato il terzo e ultimo capitolo. In esso emerge l’idea del totalitarismo come male morale del Novecento, manifestazione del nichilismo e della secolarizzazione; frutto perverso della pretesa delle filosofie della storia, o delle ideologie rivoluzionarie, di plasmare in toto la sorte degli esseri umani. Anche qui si parte dagli anni trenta-quaranta, da Rauschning, Leo Strauss, Löwith, Voegelin, da temi ed autori che, nota l’autrice, hanno la loro influenza su una storiografia anche recente, come quella di Furet. Chiude un richiamo a Foucault, a un discorso cioè che non si incentra sul totalitarismo, ma che non può essere ignorato da una riflessione sulla vocazione ?totale? del potere anche al di là dello spazio contemporaneistico.

Salvatore Lupo