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Simona Merlo – Una vita per gli ultimi. Le missioni dell’archimandrita Spiridon – 2009

Simona Merlo
Magnano, Edizioni Qiqajon, 193 pp., euro 13,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il volume ricostruisce le vicende di Georgij Stepanovi? Kisljakov, religioso ortodosso più noto con il nome monastico di Spiridon, nato nel 1875 a Riazan’. Basandosi essenzialmente sugli scritti anche inediti dello stesso Spiridon, l’a. ne ricostruisce la complessa e talvolta contraddittoria figura a partire dalle esperienze religiose nel mondo degli jurodivnye, i santi folli vagabondi tipici della campagna russa, passando per i soggiorni nei conventi delle Grotte di Kiev, sul monte Athos e infine a Costantinopoli, ove Spiridon formerà la sua ampia cultura religiosa e filosofica. Tornato nell’Impero zarista, Spiridon inizierà la propria carriera come missionario in Siberia, dove si distinguerà per le sue doti oratorie e si acuiranno le spinte alla critica della Chiesa. Proprio con la condanna del suo stesso impegno nelle prediche per la raccolta di offerte, egli avvierà una critica radicale del cesaropapismo che contraddistingueva il mondo ortodosso, fino a considerare vero cristianesimo soltanto quello dei primi tre secoli, prima che la Chiesa si arrendesse alle tentazioni del potere politico. Infine si distinse anche per l’ardore con cui aiutava i più miseri e sfortunati, ovvero i prigionieri dei campi siberiani, spesso rinchiusi per motivi politici (come dopo la rivoluzione del 1905), cosa che gli valse i suoi primi problemi con le autorità, spingendolo a tornare in Ucraina. A Odessa si dedicò di nuovo con fervore alle opere di solidarietà verso il sottoproletariato urbano, fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Spiridon decise quindi di impegnarsi come cappellano militare, attività che corroborò la sua condanna totale della guerra, rendendolo inviso alle gerarchie ecclesiastiche. Invitato a tornare a Kiev, nel clima riformatore del centro religioso ucraino, fondò la Fraternità del Dolcissimo Gesù, comunità religiosa che si distingueva per le opere di solidarietà nei confronti dei più poveri e per i tentativi di rinnovare la liturgia con l’intento di riavvicinare la popolazione. I contrasti con il clero ortodosso, impegnato allora in un difficile concilio, e poi con il governo bolscevico e con le gerarchie ecclesiastiche filo-sovietiche non lo indussero ad abbandonare il progetto della Fraternità, che era il cuore della sua predicazione. Come la stessa Merlo ha scritto, in questa tensione a proporre un’esperienza religiosa agli strati sociali più umili consiste la modernità dell’attività di Spiridon, «che tiene conto dell’impatto che i cambiamenti in corso nella società hanno sulla chiesa, dell’insorgenza di fenomeni nuovi come la povertà urbana, l’allontanamento di una parte del mondo operaio dalla chiesa, la diffusione dell’indifferentismo religioso» (p. 144). Nonostante le difficoltà, la Fratellanza sopravvisse fino al 1930, quando Spiridon, furente antibolscevico, morì per cause naturali poco prima di una ondata di repressioni religiose che avrebbero reso illegale la sua comunità e incarcerato quasi tutti i suoi compagni. L’a. ricostruisce sapientemente l’intera vicenda, che è uno degli esempi più degni di nota del clima religioso tipico dell’inizio del ’900 in terra di Russia.

Simone A. Bellezza