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Simone Misiani – I numeri e la politica. Statistica, programmazione e Mezzogiorno nell’impegno di Alessandro Molinari – 2007

Simone Misiani
Bologna, il Mulino, 324 pp., Euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2007

Alessandro Molinari fu una figura centrale della statistica pubblica italiana dai primi anni ’20 alla nascita della programmazione economica. Direttore dell’Ufficio studi del Comune di Milano, nel 1929 venne nominato, benché privo della tessera del Partito fascista, direttore generale dell’ISTAT. Esautorato allo scoppio della guerra, subì poi la sospensione dall’Istituto in seguito al processo della Commissione per l’epurazione. Partecipò nel 1945 alla missione italiana dell’UNRRA e alla fine del 1948 arrivò alla SVIMEZ, di cui assunse la guida negli anni ’50.Il volume di Simone Misiani ripercorre i diversi momenti dell’attività di Molinari. Il risultato non è però una biografia in senso canonico quanto, piuttosto, la ricostruzione di un frammento rilevante della storia della statistica pubblica italiana, della formulazione dell’intervento pubblico e del ruolo assunto dai tecnici nei complessi passaggi dal periodo liberale al fascismo e poi all’Italia repubblicana. Il volume si inserisce quindi pienamente nel filone di studi sulla storia della statistica italiana ed ha il merito di mettere in luce l’importanza del rapporto tra formazione e consolidamento della statistica pubblica e intervento statale nell’economia.Soprattutto, la vicenda di Molinari chiama direttamente in causa il tema più generale del ruolo dei tecnici nella storia dello Stato italiano. Ci offre infatti la possibilità di osservare dall’interno, da una visuale più defilata ma non per questo meno ricca e pregnante, il funzionamento concreto della macchina dello Stato fascista. La scelta compiuta dal regime, in questo come in numerosi altri casi, di scegliere gli uomini in funzione delle competenze e delle qualità tecniche più che delle fedeltà politiche e ideologiche arricchisce e complica le analisi sulla messa in opera del progetto totalitario o sulla mancanza di una classe dirigente fascista.La seconda parte del volume, sugli anni successivi alla Liberazione, ripercorre poi la lunga e travagliata uscita dal fascismo di Molinari e dell’amministrazione pubblica nel suo insieme. Anche in questo caso, la vicenda individuale sollecita letture e rimandi più generali: l’importanza dei giorni tra 8 settembre e 25 aprile nel definire scelte e prospettare un nuovo percorso politico e professionale, il faticoso e non sempre lineare operato della Commissione per l’epurazione (Molinari venne epurato anche in base ad argomentazioni molto simili a quelle usate nei primi anni di guerra per sostituirlo alla direzione del personale dell’ISTAT), l’importanza dei rapporti con gli americani e con gli organismi sovranazionali nel ridefinire prassi e obiettivi dell’amministrazione e la possibilità, per Molinari e per molti degli uomini che animarono il nuovo meridionalismo e le realtà più avanzate dell’intervento pubblico, di attingere a esperienze, saperi tecnici e reticoli relazionali sedimentatisi negli anni precedenti il fascismo, in particolare nella stagione del socialismo riformista.

Alessio Gagliardi