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Simonetta Falasca Zamponi – Lo spettacolo del fascismo – 2003

Simonetta Falasca Zamponi
traduzione di Stefania De Franco, Soveria Mannelli (Cz), Rubbettino, pp. 313, eu

Anno di pubblicazione: 2003

La traduzione italiana del volume di Simonetta Falasca Zamponi, la cui originaria versione inglese risale al 1997, costituisce l’ultimo tassello di un filone di storia culturale del fascismo che si è alimentato di scambi e reciproche influenze tra la storiografia statunitense e quella italiana, dai lavori pionieristici di George Mosse a quelli più recenti di Emilio Gentile e Jeffrey Schnapp.
Le domande alla base di questo lavoro non sono nuove: quale logica sottesa all’identità politica del fascismo riusciva a tenere insieme aspetti contraddittori e spesso opposti come il perseguimento di una società armoniosa e l’esaltazione virile della lotta, la concezione delle masse come materia passiva e l’attivismo, il disprezzo per l’irrazionalità delle masse e il rifiuto dell’individuo? La sua originalità risiede piuttosto in un approccio che supera una visione strumentale del rapporto tra potere e rappresentazione, per insistere invece sull’impatto ?creativo? degli elementi culturali sulla genesi stessa del potere fascista. In questa cornice la categoria di estetizzazione della politica, ripresa da Walter Benjamin, diventa la chiave interpretativa attraverso cui l’autrice riconduce le apparenti contraddizioni dell’ideologia fascista alla concezione mussoliniana del politico come artista e alla sua natura totalitaria. Mentre il primo capitolo ne ripercorre la genealogia, quelli successivi ne analizzano l’articolazione all’interno di specifici oggetti di analisi che vanno dal mito di Mussolini alla simbologia fascista, dalla dialettica corpo/materia nella concezione corporativistica al topos della guerra permanente.
Benché le implicazioni interpretative e teoriche sollevate dal lavoro di Simonetta Falasca Zamponi non possano essere adeguatamente affrontate in questo breve spazio vale la pena tuttavia richiamare l’attenzione almeno su due aspetti. Il primo riguarda il ribaltamento delle rilevanze introdotto da un approccio culturale, particolarmente evidente nel caso della connessione tra il ruolo assegnato alle donne dal progetto fascista e la rilevanza sul piano dell’universo simbolico fascista dell’opposizione maschile/femminile. Una prospettiva che situa il genere al centro dell’analisi della sfera del politico nell’orizzonte della modernità. Il secondo elemento riguarda il rapporto tra fonti e oggetti di analisi. La ricerca pur basandosi principalmente sugli scritti e sui discorsi di Mussolini, utilizza un ampio spettro di fonti che vanno dalle fotografie ai cinegiornali Luce, dal cinema alla letteratura, fornendo un notevole contributo alla comprensione del rapporto tra forme linguistiche e non-linguistiche del discorso fascista. Sostanzialmente marginale rimane invece il rapporto tra l’estetica politica fascista e i processi coevi che hanno attraversato il mondo della comunicazione e dello spettacolo nella società italiana durante il fascismo. Una dimensione cruciale per la comprensione non solo della dinamica storica dentro cui si è declinata l’ideologia fascista analizzata in questo lavoro, ma anche dei limiti intrinseci del suo progetto totalitario.

Liliana Ellena