Cerca

Sindacalismi, sindacalismo. La rappresentanza del lavoro in Italia nel primo Novecento: culture, figure, politiche (1900-1914),

Fabrizio Loreto
Roma, Ediesse, 352 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2015

Con questo lavoro l’a. si misura con l’obiettivo, dichiarato nelle impegnative pagine
introduttive, di trasportare la storia delle organizzazioni sindacali italiane nel più ampio
campo della Labour history, attraverso la ricostruzione del complesso intreccio di culture
politiche, condizioni sociali e pratiche di azione di cui si intesseva il mondo del lavoro e
sindacale di età giolittiana.
La struttura del libro, aperto da una riuscita analisi di due manuali di pratica sindacale,
è organizzata in capitoli paralleli, che ripercorrono in forma diacronica i grandi
filoni in cui si sviluppavano i diversi «sindacalismi» italiani: il riformista, il rivoluzionario,
il cattolico, l’anarco-sindacalismo, il socialismo rivoluzionario in rapporto al sindacato,
segnando così un distacco dalla ancora per certi versi imprescindibile letteratura di settore
– da Zangheri a Manacorda ad Antonioli – che tendeva a esaminare ciascuno dei filoni
suddetti in forma monografica. L’a. costruisce un affresco unitario del «vario sindacalismo
» italiano, tenuto insieme dal confronto sistematico delle diverse esperienze intorno
ai tre nodi considerati decisivi per la comprensione del dato culturale: vale a dire il nodo
dell’unità sindacale e del rapporto fra le organizzazioni, quello della democrazia sindacale
e del rapporto con i lavoratori, e quello dell’autonomia sindacale e del rapporto con il
partito e la politica, tirando poi le fila nell’ultimo capitolo con riferimento al nodo della
rappresentanza.
Ne risulta un quadro articolato, ma che riesce nell’intento di rendere leggibile una
materia complessa su cui esiste una fitta stratificazione di ricerche, utilizzabile anche da
chi voglia accostarsi per la prima volta a un campo di studi non sempre di agevole approccio.
Particolarmente efficace è la scelta di valorizzare i profili biografici di alcuni dei protagonisti
di ciascun campo. Attraverso questi prendono rilievo momenti importanti della
storia sindacale, troppo spesso confinati in una dimensione episodica, come il progetto di
Partito del Lavoro su cui si erano impegnati fra gli altri Rigola e Pagliari oltre a Calda, che
permette all’a. di mettere a fuoco la presenza significativa di una cultura politica laburista
nel socialismo italiano.
Se un rilievo può muoversi, sta forse proprio nell’adozione di una compartimentazione
netta fra i filoni politico-culturali del sindacalismo, assumendone l’esistenza come
un dato di fatto storico e non come un problema storico in se stesso, di cui indagare le
radici ed esplorare le dinamiche di formazione. Una traccia in tal senso si può ricavare
nel capitolo finale, dove viene analizzata la tassonomia politica del movimento sindacale
tracciata dalle autorità di polizia: ma un uso più incisivo di quel tipo di documentazione
avrebbe potuto dare risultati interessanti. Rimane l’apprezzamento per un lavoro ampio,
ricco di aperture e spunti, che certamente è un passo importante verso l’arricchimento
degli studi sul sindacato in direzione di una Labour history italiana.

 Laura Cerasi