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Siria: dagli ottomani agli Asad. E oltre

Lorenzo Trombetta
Milano, Mondadori Università, VIII-342 pp., € 24,50

Anno di pubblicazione: 2013

Lorenzo Trombetta, giornalista e dottore di ricerca, si assegna in questo libro un
compito importante, quello di fornire gli strumenti per indagare le cause interne che
hanno determinato lo scoppio della rivolta nella primavera del 2011 attraverso una lettura
della storia contemporanea siriana, per cercare di immaginare la «Siria di domani» (p. 12).
L’a. prende chiaramente posizione a favore dei giovani che si sono ribellati ad Asad e, in
maniera spesso empatica ed entusiasta, sostiene la sua posizione nel testo, postulando la
fine degli Asad come un fatto compiuto.
Nonostante sia stato scritto in quattro mesi, l’a. rifiuta la qualifica di instant book,
dato che la maggior parte del libro è dedicata alla storia della Siria nell’ultimo secolo, necessaria
per comprendere a fondo le vicende più recenti. Questo rapporto storia/cronaca è
la cifra principale del libro e lo rende di agevole lettura, sebbene il continuo salto tra riferimenti
all’attualità e digressioni storiche renda queste ultime spesso un poco strumentali
e non sempre approfondite.
Il libro è strutturato in undici capitoli, più introduzione, prologo, conclusioni e
una breve appendice. È poi corredato di bibliografia divisa per temi (in linea con il susseguirsi
dei capitoli, ma piuttosto confusa, dato che i temi si intrecciano), cronologia e
indice. Il prologo si concentra sul mondo dell’informazione che ruota intorno alla Siria, e
sulla difficoltà di dare credito a informazioni non verificate, spesso le uniche disponibili;
l’a. racconta la sofferenza del popolo siriano, consapevole dei rischi metodologici insiti
nell’utilizzare fonti non verificabili, ma senza cedere alla «rassegnazione» (p. 50), dato
che il controllo dell’informazione è parte del conflitto. La prima e la seconda parte del
libro – per le quali l’a. utilizza parte della sua tesi di dottorato – sono un riepilogo storico
dal periodo mandatario fino al 2011, utile per spiegare il sistema di potere degli Asad e
presentare il «mosaico» etnico e confessionale del paese. La terza parte è più giornalistica,
scritta a eventi ancora in corso e presenta alcuni spunti di analisi interessanti.
Tuttavia, il dibattito accademico sugli eventi degli ultimi tre anni non è riportato nel
libro, che risulta così a tesi (ad esempio si cita spesso Thomas Pierret, ma non accademici
che hanno altre posizioni, ad esempio As’ad Abu Khalil). Nonostante il libro si apra e si
chiuda con citazioni dirette di siriani e delle loro esperienze, la struttura della terza parte
sembra privilegiare temi d’interesse per un pubblico italiano non specialista. Infine, le divisioni
interconfessionali sono presentate come un dato di fatto, ma le voci della non-violenza
raccontano storie diverse, che fanno emergere una realtà sociale e politica più complessa.
In conclusione, il libro offre una buona panoramica al lettore non specialista, ed
è a mio avviso apprezzabile lo slancio emotivo con il quale Trombetta sostiene gli ideali
iniziali della rivolta, cari a molti che hanno vissuto in Siria. È inoltre interessante il tentativo
di tenere insieme storia e cronaca, soprattutto in tempi in cui sembra esserci un
appiattimento sulla seconda.

Daniele Cantini