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Spagna 1936. L’utopia e la storia – 2009

Milano, Elèuthera, 179 pp.+dvd, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2009

Si tratta di un cofanetto che contiene due «prodotti»: un dvd e un libro.Il primo mostra le immagini del filmato Fury over Spain «presented by C.N.T. and F.A.I.» al pubblico anglofono nel 1937 attraverso scene girate da operatori del Sindicato de la Industria del Espectáculo prevalentemente all’interno della Colonna Durruti prima sul fronte settentrionale della guerra di Spagna, poi durante il trasferimento a Madrid e nel novembre 1936 durante i primi scontri nella capitale. Sono immagini di grande interesse, a volte poco conosciute e che documentano non solo i contingenti miliziani, ma anche scene di villaggi e dei loro abitanti nei primi mesi della guerra civile. Abbiamo un unico appunto. Il commento originale caratterizzato da «una retorica adeguata allo scopo» della propaganda anarchica è stato sostituito da un testo di Pino Cacucci che però ci pare egualmente retorico e apologetico e per di più è caratterizzato da parecchie imprecisioni. Ne ricordiamo due. L’affermazione che Miguel Primo de Rivera fu «destituito nel 1931», mentre si allontanò dalla guida dittatoriale della Spagna nel gennaio 1930; il fatto che «Stalin si fa consegnare l’oro del Banco de España», mentre, come è noto, ne accettò il deposito a Mosca dopo molte insistenze da parte del governo spagnolo. Ci lascia infine sorpresi che, sempre nel commento, la Germania venga qualificata come «nazista» e l’Italia semplicemente come «mussoliniana» e non come «fascista». A nostro parere sarebbe stato preferibile lasciare il commento originale (tradotto in italiano) che avrebbe per lo meno documentato anche il linguaggio della propaganda libertaria del 1937.L’autore del libro (Anarchia e potere nella guerra civile spagnola) è Claudio Venza, che ripercorre, attraverso fonti e bibliografia rigorosamente anarchici, gli anni della guerra di Spagna, dopo una, necessaria, premessa (pp. 13-70), sulle vicende che l’hanno preceduta. Il saggio non tiene quindi conto, neppure per contestarli, dei numerosi studi che negli ultimi anni hanno analizzato la «rivoluzione» libertaria dell’estate 1936 attraverso una ricca copia di nuovi documenti e di testimonianze che mostrano aspetti meno favorevoli alla cosiddetta esperienza di democrazia diretta e che ricostruiscono momenti in cui l’autogestione più che spontanea e unanimemente voluta fu sanguinosamente obbligatoria e imposta. Pensiamo ai libri di Viñas, Heiberg, Ross Agudo, Termes, Moradiellos, Jackson, fra gli altri. Il libro è tuttavia interessante in quanto, forse per la prima volta in Italia, il lettore viene informato della esistenza, all’interno del movimento libertario spagnolo, di almeno due linee nettamente contrapposte: una che metteva in primo piano la rivoluzione sociale, una utopia da anteporre a qualsiasi altra scelta, e una che, pur considerando che «lo slancio utopico […] ha un valore indiscutibile, [esso] deve riuscire a fare i conti con i dati reali imposti dal momento storico» (p. 171). Nel caso specifico: la guerra in corso in Spagna e l’avanzata, che appariva travolgente, di Francisco Franco che era assolutamente da fermare se si voleva lasciare qualche spazio concreto alla realizzazione, poi, di una vera soluzione dei «problemi sociali».

Luciano Casali