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Spie dall’Est. L’Italia nelle carte segrete della Stasi

Gianluca Falanga
Roma, Carocci, 286 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2014

A pochi anni di distanza dalla pubblicazione di un volume sulla storia della Stasi, Falanga presenta una nuova e interessante ricerca sull’attività di spionaggio della Ddr in Italia. L’a. si muove benissimo tra le fonti dell’ex Ministero per la sicurezza dello Stato, presentando al lettore un quadro generale dello sfaccettato interesse mostrato dallo spionaggio tedesco-orientale per l’Italia dalla fine degli anni ’60 alla caduta del muro di Berlino. A una prima parte dedicata alla storia delle relazioni politiche e culturali tra la Germania Est e l’Italia seguono tre intensi capitoli incentrati sullo spionaggio politico della Ddr in Italia, sullo spionaggio industriale, tecnologico e militare, e, infine, un capitolo riservato agli agenti e ai metodi dello spionaggio tedesco-orientale all’interno della penisola.
Il governo di Roma «non era in cima alla lista degli obiettivi» dei dirigenti di Pankow, «il cui terreno operativo principale oltrecortina restò sempre la Repubblica Federale Tedesca» (p. 83). Anche confrontando il numero dei rapporti riguardanti l’Italia con quello relativo agli altri principali paesi europeo-occidentali emerge un quadro inequivocabile: i documenti sull’Italia risultano meno numerosi non solo di quelli dedicati a Inghilterra e Francia, ma anche rispetto a quelli incentrati su Olanda e Belgio. Inoltre molte informazioni sull’Italia in possesso di Pankow erano in realtà di seconda mano, provenivano cioè dagli analisti tedesco-occidentali addetti agli affari italiani, spiati dalla Ddr.
Da un punto di vista politico, le fonti esaminate dall’a. non sembrano capovolgere il quadro delle conoscenze finora maturato dalla storiografia. La politica di Berlinguer del «compromesso storico» fu osservata con sospetto dalla Ddr. Il capitolo dedicato allo spionaggio scientifico e industriale presenta notevoli spunti di interesse, che forse avrebbero meritato maggiore spazio. È questo, infatti, il campo d’azione in cui la Ddr sembra aver profuso maggiori energie in Italia. I principali complessi industriali pubblici e privati e le basi militari italiane e alleate della Nato sparse per la penisola furono al centro di una vera e propria ossessione per un regime costantemente in ansia di strappare al «nemico imperialista» il complesso delle cognizioni e delle esperienze necessarie per svolgere in modo ottimale le principali attività produttive.
Il volume restituisce l’immagine di un apparato di sicurezza al servizio di un paese tagliato fuori dal resto del mondo e proprio per questo alla disperata ricerca di tutte quelle informazioni e quei contatti altrimenti accessibili in presenza di una normale rete diplomatico-consolare. La Ddr non scontò solamente la prevedibile diffidenza derivante dall’essere parte del blocco dei paesi socialisti, ma dovette misurarsi anche con le difficoltà riconducibili ai molteplici interessi che legavano l’Italia al governo di Bonn, che da sempre si autorappresentava come l’unico governo tedesco legittimo, scoraggiando i rapporti tra la Ddr e paesi terzi.

Filippo Triola