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Stefania Barca – Enclosing Water. Nature and Political Economy in a Mediterranean Valley, 1796-1916 – 2010

Stefania Barca
Cambridge, The White Horse Press, 196 pp., $ 33,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il libro ricostruisce, a partire da una solida base documentaria, l’evoluzione di uno dei pochi «distretti industriali» del Regno di Napoli e poi del Mezzogiorno del nuovo Stato italiano unitario, e quella del dibattito politico e teorico sul rapporto fra sviluppo economico e assetto sociale e territoriale nel contesto di un’area periferica – il bacino del Liri-Garigliano – con caratteristiche idrologiche e orografiche peculiari. Al centro della vicenda è la questione delle acque. La loro relativa abbondanza (il Liri è uno dei pochi corsi d’acqua perenni dell’Italia meridionale) costituisce la risorsa fondamentale su cui si fonda un vivace, ma disordinato, sviluppo industriale – tessile e cartario – sperimentato da questa zona nei decenni centrali dell’800. Secondo l’a. è però proprio l’incapacità da parte dei soggetti sociali e politici a comprendere e gestire il complesso e delicato equilibrio idrogeologico ed ecologico della zona, e il conseguente «disordine delle acque», a compromettere in ultima analisi lo sviluppo industriale, che sfocia in una dinamica involutiva.Alle origini di questa incomprensione e incapacità stanno i presupposti, di derivazione illuministica, che vedevano nella permanenza dei vincoli feudali e comunitari sulle risorse fondamentali – terra e acque – la causa della millenaria stagnazione di questa regione e dell’Italia meridionale in genere. Nella prospettiva «istituzionalista» illuminista e liberale, la via maestra per recuperare la presunta prosperità originaria – magno-greca o tutt’al più classica – sta nell’abolizione di tutti i vincoli di origine «barbarica» e nel ristabilimento della piena proprietà privata sulle risorse del territorio, garanzia dell’armonizzazione naturale fra interesse privato e «pubblica felicità». A partire da queste premesse, lo smantellamento dei diritti feudali e comunitari, a partire dal periodo dell’occupazione francese e proseguita durante la Restaurazione, si traduce non solo in un classico fenomeno di appropriazione delle terre feudali e comuni da parte della nascente borghesia locale, ma anche, e qui sta lo specifico di questa esperienza, in una incontrollata enclosure delle risorse idriche che si tradusse di fatto in una socializzazione dei costi dello sviluppo ai danni della maggioranza della popolazione, sotto forma di inondazioni sempre più frequenti, non solo a causa della deforestazione a monte, ma anche del disordinato proliferare di istallazioni industriali – derivazioni, ruote idrauliche, dighe e argini abusivi etc. – nei pressi dei centri principali, Isola del Liri e Sora: «Nella Valle del Liri la privatizzazione delle risorse idriche […] non si tradusse in una gestione efficiente delle risorse, né in senso economico, né in senso ecologico. L’imposizione di diritti esclusivi di proprietà sulle acque provocò un innalzamento sia dei costi di transazione sia dei costi ambientali dell’industrializzazione» (p. 114) e, in definitiva, nel suo scacco, già evidente nell’ultimo scorcio del XIX secolo, che ebbe una delle sue manifestazioni più drammatiche nell’imponente flusso migratorio.

Vittorio Beonio Brocchieri