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Stefania Bartoloni (a cura di) – Per le strade del mondo. Laiche e religiose tra Otto e Novecento – 2007

Stefania Bartoloni (a cura di)
Bologna, il Mulino, 456 pp., Euro 33,00

Anno di pubblicazione: 2007

Questo volume, come già il convegno romano che lo ha preceduto (maggio 2005), accende l’attenzione, una volta di più, sulla «sfera pubblica femminile» nell’Italia liberale, ma la scruta da una prospettiva fin qui trascurata.L’idea di fondo che ha guidato la costruzione del volume è insieme semplice e audace. L’azione sociale condotta dalle donne nell’ambito dell’istruzione e dell’assistenza, che è stata, nel corso dell’800, un terreno fondamentale di costruzione tanto delle moderne politiche sociali che delle nuove identità femminili, ha coinvolto parimenti le laiche e le religiose secondo dinamiche diverse ma non estranee.A fronte di una storiografia che ha più spesso ignorato questa dialettica compresenza e che ha separato l’impegno caritativo delle congregazioni femminili e del laicato cattolico dalla pratica filantropica delle emancipazioniste, quasi che l’una fosse la negazione dell’altra, il volume suggerisce non solo di riconquistare una visione unitaria ma di partire da questa raggiunta consapevolezza per guardare oltre.Il volume si suddivide in quattro parti. La prima comprende i densi saggi di Paola Gaiotti de Biase e di Emma Fattorini ed è volta a fornire salde coordinate metodologiche e storiche di riferimento. Intorno ad una periodizzazione scandita in tre fasi (Restaurazione, secondo ‘800, tra i due secoli), riletta all’interno della netta asimmetria di genere nei processi di secolarizzazione, Gaiotti de Biase traccia la mappa frastagliata e in divenire di un impegno femminile (religioso e laico) che, all’interno dei nuovi scenari religiosi, politici, sociali, è insieme largo e vitale. Emma Fattorini concentra l’attenzione sul prezioso protagonismo religioso femminile (nuove congregazioni femminili e più diffuse opere di carità) durante il pontificato di Leone XIII, ovvero nel periodo di tormentato travaglio della cultura cattolica divisa tra intransigenza e secolarizzazione.I saggi raccolti nelle successive tre parti, dedicate rispettivamente a istruzione, assistenza ed emigrazione, assumendo con più o meno pienezza la prospettiva su esposta, procurano di proporre esperienze di azione femminile poco note o poco studiate, sempre affrancate da una lettura unilaterale e piatta. Accade così che avvicinandosi alla storia, al radicamento e all’azione caritativa delle congregazioni femminili (delle Figlie povere di san Giuseppe Calasanzio e delle Figlie di Maria Ausiliatrice che operano nel campo dell’educazione, piuttosto che delle Maestre Pie Filippini e delle Guanelliane che si misurano con l’esperienza dell’emigrazione italiana nel continente americano, ad altre ancora ) difficilmente le si potrà interpretare come «espedienti clericali».Come per altro verso, nel valutare il processo di costruzione di figure professionali moderne (dall’infermiera, alla maestra, alla levatrice), difficilmente si potrà ignorare il peso che hanno avuto, per vicinanza o per contrasto, i modelli di educazione e di cura incarnati dalle religiose.Di segno diverso l’impegno sociale dell’Unione per il bene, che accomuna nel «fare» uomini e donne di credo filosofico e religioso differente.

Rosanna Basso