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Stefania Bartoloni – Italiane alla guerra. L’assistenza ai feriti 1915-1918 – 2003

Stefania Bartoloni
Venezia, Marsilio, pp. 233, euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2003

?Fanno il loro dovere, solo chiacchierano un po’ troppo? scrive la duchessa Elena d’Aosta, ispettrice generale, a proposito delle ?sue? infermiere alla vigilia della Prima Guerra mondiale, e questo è il giudizio ripetuto più di frequente a proposito delle crocerossine italiane a partire dalla costituzione del Corpo delle infermiere volontarie, nel 1908, alla fine della Prima Guerra mondiale. La frase ben rappresenta quel misto fra impegno serio e capacità di dedizione ? che in alcuni casi arriva ad essere straordinaria ? e comportamenti un po’ leggeri, dettati da un desiderio di apparire, di partecipare agli eventi bellici come ad una avventura, che caratterizza la nuova figura femminile che nasce all’inizio del ?900, quella dell’infermiera.
Seguendo il modello inglese e statunitense ? rappresentato da due figure presto diventate leggendarie, come Florence Nightingale e Dorothea Dix ? anche in Italia si è cercato, a partire dalla metà dell’800, di organizzare un corpo di infermiere volontarie ben preparato e disciplinato e riconosciuto dal Ministero della Guerra. Il saggio della Bartoloni ripercorre questa storia, a partire dai primi volontaristici episodi di assistenza organizzati durante le guerre del Risorgimento, per arrivare alla difficile creazione di un corpo infermieristico riconosciuto, e abilitato all’assistenza dei feriti anche sul fronte di guerra. Fondamentale, per il raggiungimento di questo risultato, la creazione di seri corsi di preparazione, che la Croce Rossa istituisce in molte città italiane, e che permettono all’assistenzialismo femminile di superare il carattere tradizionale di volontariato saltuario e frettoloso, per diventare una vera e propria professione. Il libro ripercorre con attenzione questa storia, che è la storia di un percorso di emancipazione femminile: non solo le donne entrano come infermiere in uno spazio maschile per eccellenza, quello della guerra, ma danno prova di eroismo, di coraggio e patriottismo. Quindi accumulano meriti pubblici che in molti paesi europei ? Italia compresa ? dopo la guerra dovrebbero diventare il loro passaporto per la partecipazione politica. Una storia di emancipazione femminile, dunque, ma anche di evoluzione delle classi sociali: le cariche direttive, fino alla guerra appannaggio della nobiltà e della famiglia reale, vengono poi assegnate a donne borghesi, per meriti dimostrati sul campo o ? anche questo segno di modernità ? per simpatie politiche. Si tratta quindi di un saggio importante per la storia delle donne e della società italiana, dalla struttura, però, un po’ ripetitiva e farraginosa, in cui gli stessi temi ? come ad esempio quello dei rapporti fra i due sessi ? ritornano più volte, causando inevitabili ripetizioni e facendo sentire ancora di più la mancanza di un discorso di sintesi generale, cioè di una vera e propria elaborazione storica del materiale accumulato. Manca anche una analisi più complessiva del discorso ?umanitario? che sottende la nascita della Croce Rossa, che trascende la sola storia delle infermiere e che ne rivela i rapporti con il complesso della storia sociale europea.

Lucetta Scaraffia