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Stefania Falasca – Un vescovo contro Hitler: Von Galen, Pio XII e la resistenza al nazismo – 2006

Stefania Falasca
Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 280 pp., euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2006

L’estenuante diatriba sui presunti silenzi di Pio XII verso il nazismo ha risucchiato come in un vortice obnubilante l’intricata vicenda dei rapporti tra la Chiesa cattolica e i totalitarismi. Una sensibilità tutta proiettiva delle nostre attuali inquietudini ha finito così con il riprodurre a cicli costanti condanne o assoluzioni che si sono alimentate a vicenda offuscando le distinzioni interne alla S. Sede e all’episcopato tedesco. Questo libro vuole riequilibrare il giudizio a favore di Pio XII, con un intento anche troppo esplicito che rischia di ricadere in questa spirale, dalla parte della difesa. Ma resta comunque una buona e ricca ricostruzione. L’autrice, una giornalista curiosa che si è appassionata alla figura del vescovo August von Galen, un nobile e aristocratico conservatore della Westfalia, detto il Leone di Münster per il coraggio con cui seppe battersi contro Hitler, ne ricostruisce, sulla base di un intenso carteggio, i rapporti con Pio XII, per dimostrare la piena sintonia tra i due. Falasca ristabilisce un equilibrio rispetto ai giudizi sommari che vedono la Chiesa come un corpo compatto anche se la questione è davvero più intricata di come, a tratti, sembra emergere dalla ricerca. L’episcopato tedesco esprime una complessità e una varietà di posizioni che rivelano un profondo tormento delle coscienze: Konrad von Preysing, vescovo di Berlino, cugino di von Galen e altrettanto ostile al regime, fin dall’ottobre del 1937 aveva chiesto un cambiamento radicale di comportamento, propugnando l’abbandono della trattativa segreta e diplomatica con le gerarchie naziste in favore di una dura denuncia pubblica, schierando così la Chiesa cattolica come punto di riferimento di quella indignazione e mobilitazione popolare tanto temuta dal regime. Von Preysing e von Galen non condividevano l’idea che nel nazismo si potesse ancora operare una distinzione tra elementi fanatici e minoritari da isolare. I risultati ottenuti dalla Mit brennender Sorge erano incoraggianti in questo senso, nonostante le persecuzioni che ne erano seguite, e i due vescovi avrebbero voluto che proseguisse la campagna costruita anche a livello internazionale intorno all’enciclica. Von Galen, nell’aprile del 1937, cercò di indurre l’episcopato alla stesura di una lettera pastorale in continuità con l’enciclica. La lettera non vide però la luce. Del resto, nell’incontro con il neoeletto Pio XII, nel marzo del 1939, Faulhaber sosterrà ancora che, di fronte ai tanti attacchi alla Chiesa, i vescovi avrebbero fatto bene ad agire come se non vedessero. Nelle argomentazioni utilizzate da von Galen nelle tre famose prediche dell’estate del 1941 non è la difesa della Chiesa e della comunità cattolica a spronare la denuncia, ma quella del diritto di tutti e della persona. Sono prediche coinvolgenti che desteranno una vera emozione e una tale partecipazione popolare da allarmare Hitler che minaccerà di morte il vescovo; a riprova che ciò che temeva di più era la sollevazione popolare dei cattolici. Ma l’attaccamento alla nazione, il lealismo patriottico, il radicamento alla propria terra rende insicuri e davvero tormentati i vescovi tedeschi che così si dibattono tra fedeltà nazionale e opposizione al nazismo.

Emma Fattorini