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Stefania Galassi – Pressepolitik im Faschismus. Das Verhältnis von Herrschaft und Presseordnung in Italien zwischen 1922 und 1940 – 2008

Stefania Galassi
Stuttgart, Franz Steiner Verlag, 562 pp., euro 76,00

Anno di pubblicazione: 2008

La storiografia segue a volte strane congiunture: dopo un certo silenzio sulla politica dei mass media di Mussolini, negli ultimi due anni sono apparsi una serie di studi sul tema. Questa tesi di dottorato di Stefania Galassi è tra le pubblicazioni più importanti a riguardo in lingua tedesca. Attraverso una ricca base documentaria l’a. tratta in modo esauriente la politica della stampa fascista dalla presa di potere di Mussolini fino all’entrata in guerra dell’Italia nel luglio ’40, prendendo in esame non solo contenuti e obiettivi della propaganda statale, ma anche le condizioni generali strutturali e organizzative entro le quali ebbe a muoversi la stampa, analizzando la realizzazione effettiva delle direttive politiche e valutandone i reali successi.Una delle tesi centrali dell’a. è che Mussolini non abbia avuto all’inizio alcun preciso programma ideologico per la sua politica della stampa, che anzi questa si sia sviluppata in modo progressivo, radicalizzandosi solo a partire dal ’33. Una simile evoluzione è ricondotta all’attrazione suscitata dopo l’ascesa di Hitler dallo sviluppo dell’apparato propagandistico diGoebbels. In tal senso, secondo l’a., il regime fascista avrebbe maturato una dinamica totalitaria, che in ultima analisi non avrebbe potuto formarsi senza l’esistenza del Terzo Reich. I risultati della politica fascista della stampa vengono da Galassi valutati in modo estremamente differenziato. Il regime avrebbe attuato con pieno successo la distruzione della stampa di opposizione e il ricambio forzato di direttori di giornali e di editori malvisti attraverso uomini fidati di partito. Nonostante il livellamento istituzionale delle associazioni di mestiere e l’indottrinamento ideologico, il fascismo, al contrario, non sarebbe riuscito a convincere tutti i giornalisti ad un attivo e incondizionato appoggio al regime. I limiti della politica della stampa di Mussolini vengono da Galassi ricondotti in generale agli ostacoli strutturali della dittatura, che in Italia risultarono ben più ampi di quelli nella Germania nazista. In ciò l’a. conferma le tesi di Hans Woller, senza peraltro prendere atto delle sue opere.Il vero problema di questo volume sta tuttavia nella tesi che la svolta totalitaria nella politica fascista sulla stampa sarebbe derivata in ultima analisi dalla presa di potere nazista; l’a. parla anzi perfino di una «pressione» nell’ambito della politica estera, che alla fine sarebbe stata decisiva rispetto a qualsiasi pretesa ideologica. (p. 510). Se qui realmente avvenne un adattamento dell’apparato propagandistico di Goebbels, può essersi trattato in ultima istanza solo di un’assunzione volontaria, in quanto Hitler non riuscì per anni ad esercitare una vera pressione su Mussolini. Non si può tuttavia in nessun modo sostenere, come fa Galassi, la tesi di un’importazione del totalitarismo tedesco, che sarebbe stato almeno agli inizi estraneo al fascismo. In conclusione, questo volume, che pure contribuisce in maniera significativa alla r costruzione della politica fascista della stampa, suscita numerose riserve sul versante delle interpretazioni e considerazioni d’insieme.

Patrick Bernhard [Trad. Andrea D’Onofrio