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Stéfanie Prezioso – Itinerario di un ?figlio del 1914?. Fernando Schiavetti dalla trincea all’antifascismo – 2004

Stéfanie Prezioso
Manduria-Bari-Roma, Lacaita, pp. 394, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2004

Nato nel 1892, Fernando Schiavetti è un esponente di quella ?generazione del 1914? che, nel primo quindicennio del secolo, rappresentò se stessa come il volano di una profonda rigenerazione del paese, finendo poi per appuntare le proprie aspettative di rinnovamento sulla guerra. Ai suoi protagonisti, anche di diversa fede politica, si devono le prime interpretazioni dell’interventismo e della guerra come ?rivoluzione generazionale?: la prova, cercata e superata, dell’esistenza di una nuova classe politica cosciente di sé e della propria missione di governo. Una lettura, questa, fatta subito propria dal fascismo.
Consapevole delle ambiguità euristiche dell’approccio generazionale, Prezioso lo passa al vaglio della biografia di Schiavetti, affinché possano emergere i motivi per i quali, di fronte al fascismo, i ?figli del 1914? orientano ?in direzioni antagoniste? il loro impegno politico (p. 8). In altre parole, le ragioni del fatto che ?alcuni diventano fascisti e altri no? (p. 6). Come molti repubblicani, nell’immediato dopoguerra anche Schiavetti ? che prende la tessera del Partito nel 1910 sedotto dell’?intransigenza morale? di un partito reso per questo ?simpatico alla gioventù borghese ?antiborghese’? (p. 64) ? nell’immediato dopoguerra vive una fascinazione per il fascismo. Sebbene diffidente verso Mussolini e l’interventismo rivoluzionario, a causa della loro alleanza contingente con la Monarchia, nel corso del conflitto Schiavetti matura quella visione politica incentrata sull’esaltazione della guerra, l’apologia dei combattenti e la necessità di terminare la ?rivoluzione nazionale?, ormai frenata solo dai vecchi e antipatriottici partiti tradizionali, che, trovando voce nel primo fascismo, rende quest’ultimo capace di attrarre i reduci delle trincee. Non è solo, o non tanto, una questione di ?disorientamento politico? (p. 206); è la visione della guerra come cesura epocale, la difesa a oltranza delle ragioni dell’interventismo, a dare corpo alla ?tentazione fascista? nei mesi della smobilitazione. Una tentazione, però, che per l’autrice si situa ancora ?a monte di una vera consapevolezza politica? (p. 218). Il ritorno alla vita civile e le posizioni mussoliniane in politica estera, in contrasto con la mai perduta fede nel principio di nazionalità, spingono nuovamente Schiavetti alla militanza repubblicana, che rimarrà tuttavia, anche nella lotta antifascista, segnata dalla guerra, dalla convinzione che le forze politiche tradizionali non abbiano più ragione di esistere, che la vita politica italiana necessiti di movimenti nuovi radicati nell’esperienza bellica. Una biografia complessa quella di Schiavetti, ricostruita con l’ausilio di una documentazione imponente che, alla ricerca di una piena valorizzazione, costringe a tratti la narrazione a un andamento circolare; le cui conclusioni sulla fisionomia dei ?figli del 1914? rimangono comunque ?incerte? (p. 376), volutamente esposte alle tante torsioni e contraddizioni che attraversano i loro itinerari politici, al di là ? o a dispetto ? della convergenza sotto il vessillo generazionale.

Catia Papa