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Stefano Bellucci – Africa contemporanea. Politica, cultura, istituzioni a sud del Sahara – 2010

Stefano Bellucci
Roma, Carocci, 313 pp., Euro 27,50

Anno di pubblicazione: 2010

È stato ambizioso il disegno d’affrontare la storia contemporanea dell’Africa subsahariana, ma sagace la scelta dell’a. d’esporla, anziché secondo una complessa prospettiva sincronica, attraverso un approccio diacronico, nell’accurata scelta di tematiche pregnanti, emerse dal dibattito storiografico recente. Nel farlo ha preso le mosse dalla rivoluzionaria interpretazione dello Stato africano contemporaneo di Mahmood Mamdani, quale «stato biforcuto»: viziato dal peccato originale di un «dispotismo decentrato» introdotto dalle amministrazioni coloniali d’ogni matrice e fondato su una parziale legittimazione del potere «tradizionale» su limitati settori della vita socio-economica degli autoctoni, a partire dal settore fondiario comunitario, contrapposto alla gestione del mercato e dei settori agro-commerciale e minerario, obbedienti a logiche e forme di diritto allogene/occidentali, cosiddette «moderne» (cfr. Citizen and Subject. Contemporary Africa and the Legacy of Late Colonialism, 1996). Tale interpretazione – ribadita dallo stesso Mamdani nell’introduzione al testo – è tra le più convincenti nello spiegare sia i meccanismi di potere delle leadership africane e le impasses di Stati che si riproducono in questa dicotomia egemone, tra ordini di diritto moderno e consuetudinario, sia gli elastici meccanismi di durata di quegli stati stessi, giocati sulla double loyalty: la contemporanea appartenenza degli individui a tali ordini. L’a. ha intrecciato tale chiave di lettura con le fondamentali interpretazioni delle declinazioni dello Stato africano post-coloniale e dei concetti di cittadinanza, società civile e governance elaborati dalle più raffinate penne dell’africanistica internazionale, attraverso le sei parti in cui è diviso il volume: nelle prime due emergono le problematiche pregnanti di tali Stati-nazione (I) e le diverse interpretazioni dell’impatto coloniale sulla loro costruzione (II); quindi si analizzano etnicismo e nativismo (III), per concentrarsi, infine, sull’evoluzione post-coloniale degli Stati (IV) fino ai processi di democratizzazione (V). Il libro si chiude con due studi di caso (VI).Due le critiche che mi sento di muovere: Bellucci ha ritenuto di «bypassare», senza adeguata giustificazione, il fenomeno della regionalizzazione dell’Africa e, poi (e non è discorso campanilista ma di valorizzazione), forse ormai proiettato nella dimensione d’intellettuale emigrato (quale responsabile per l’Africa subsahariana dell’International Institute of Social History di Amsterdam), fatta eccezione per il proprio maestro, pur citando nei ringraziamenti numerosi africanisti italiani di valore verso i quali si dice in debito, non ha ritenuto di dover arricchire le prospettive del suo libro con l’apporto storico-politologico dell’africanistica italiana, affinato, specie il più recente, attraverso studi di campo e ricerche di respiro internazionale, sui temi d’identità, di governance, delle relazioni internazionali e d’accesso a risorse e potere alle coordinate africane, per non dire, poi, relativamente ai due specifici studi di caso cui sceglie d’accennare in chiusura: Zimbabwe e Sudafrica.

Cristiana Fiamingo