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Stefano Fenoaltea – L’economia italiana dall’unità alla Grande Guerra – 2006

Stefano Fenoaltea
Roma-Bari, Laterza, VIII-339 pp., euro 38,00

Anno di pubblicazione: 2006

Stefano Fenoaltea, formatosi negli Stati Uniti, dove ha insegnato per parecchi anni, è uno dei rarissimi esponenti italiani della «nuova» storia economica, un indirizzo di studi ormai noto come «cliometria». Da tempo dominante oltre Atlantico, essa ha trovato ben poco spazio nella nostra storia economica «ufficiale»: non a caso la collocazione accademica di Fenoaltea è sulla cattedra di Economia applicata presso l’Università di Roma Tre. Il volume rappresenta il coronamento di un progetto di ricerca portato avanti con caparbietà per circa quaranta anni, volto a mostrare l’infondatezza delle interpretazioni «discontinuiste» dello sviluppo economico italiano nel primo cinquantennio post-unitario: generate dall’ormai classico lavoro di Alexander Gerschenkron del 1962 (trad. it. Il problema storico dell’arretratezza economica, Torino, 1965) ? che individuava nel big spurt dell’industria in età giolittiana le origini dello sviluppo italiano ? esse hanno dato vita a un intenso dibattito, che ha visto coinvolti tutti i maggiori storici economici del nostro paese. Ad esso Fenoaltea ha contribuito con i numerosi saggi che ora confluiscono nel presente volume: essenzialmente quantitativi, essi si propongono di fornire una solida base empirica alla discussione, nonché di offrire un nuovo modello interpretativo della dinamica economica del periodo. La ricostruzione delle principali serie macroeconomiche, spesso frutto di ingegnose stime, consente all’autore di rivalutare la crescita degli anni Ottanta e di ridimensionare quella dell’età giolittiana, evidenziando così una dinamica spiccatamente ciclica della nostra economia: questa non solo si sarebbe inserita appieno nelle fluttuazioni dell’«economia atlantica» del periodo, meglio conosciute come «cicli Kuznets» ? originati da flussi migratori che stimolavano ondate di investimenti, a partire dal settore edilizio, nel paese di approdo ? ma esclusivamente da questi sarebbe stata condizionata. Alla luce di questo modello, il volume ridiscute tutte le principali tematiche del periodo, dal protezionismo ai divari regionali, dal contributo delle ferrovie all’emigrazione, al ruolo dello Stato e così via. Un lavoro, in estrema sintesi, molto innovativo e stimolante e che tuttavia, forse, non convincerà appieno lo storico. Egli non troverà, ad esempio, alcuno spazio dedicato alla discussione delle fonti, per la quale si preferisce rinviare agli articoli originali; rimarrà magari perplesso di fronte alle stime dell’agricoltura ? in particolare di quelle relative ai salari agricoli ? che paiono rispondere più alle esigenze del modello interpretativo che non alle problematiche sollevate dal dibattito coevo (non v’è cenno alcuno, ad esempio, all’Inchiesta Jacini) e dalla storiografia successiva. Leggerà, ancora, che «i tempi della storia sono quelli dell’economia, dei mercati, è nel presente storico che vanno ricercate le cause dei fatti» (p. 222). Ne consegue che, dopo il 1861, con l’inserimento dell’economia italiana nei flussi internazionali di lavoro e capitale, svaniscono per Fenoaltea le valenze esplicative dei processi storici di accumulazione di risorse e capitale.

Pierangelo M. Toninelli