Cerca

Stefano Grazioli – La galassia neonazista in Germania e Austria – 2002

Stefano Grazioli
Roma, Datanews Editrice Srl, pp. 190, euro 9,30

Anno di pubblicazione: 2002

Il risvolto di copertina informa che l’autore ha lavorato nella redazione del “Kurier” di Vienna, è corrispondente di radio svizzere e insegna giornalismo presso l’università austriaca di Krems. Il libro raccoglie le sue personali impressioni sul tema, senza però far riferimento allo stato della ricerca nei campi della storia contemporanea, delle scienze politiche, della sociologia o della psicologia sociale. Indica raramente le sue fonti, e non contiene note, rinvi, indici dei nomi o delle organizzazioni citate.
Secondo un rapporto dell’Ufficio per la protezione della costituzione tedesca (Bundesamt für Verfassungsschutz), che adotta criteri molto rigorosi nel definire il fenomeno neonazista nell’ambito dei movimenti di estrema destra, nell’ottobre 2000 c’erano in Germania 2.200 neo-nazisti (rispetto ai 2.400 del 1998), organizzati in 150 gruppi, in prevalenza a base regionale (Rechtsextremismus in Deutschland ? Ein Lagebild zu Beobachtungsschwerpunkten des Verfassungsschutzes, Oktober 2000. http://www.verfassungsschutz.de/publikationen/gesamt/page02.html [6.6.2003]). Grazioli è invece assai più elastico, ma non indica i suoi criteri di inclusione, né dà conto dei termini adottati. Tratta del partito nazionalsocialista tedesco NSDAP alla stessa stregua dell’incidente successo nel 1997, quando un componente della Berlin Opera Orchestra firmò ?Adolf Hitler? il conto del bar dell’albergo di Tel Aviv (p. 44). Include i successori tedesco-occidentali dello NSDAP insieme ai partiti della destra estrema, gli skin heads, i revisionisti, i periodici di estrema destra e gli esponenti politici del populismo di destra in Austria e Germania (dedica quaranta pagine a Jörg Haider). Per la sua identificazione del neonazismo, Grazioli fa riferimento ai dodici milioni di tedeschi espulsi dopo il 1945 nella cosiddetta “denazificazione”, senza però collocarli in alcun contesto analitico definito. Parimenti inesplorati sono i collegamenti tra l’estrema destra e l’establishment nel settore dei media e nella politica, nonché i loro collegamenti internazionali. A ciò si aggiunga che il volume contiene molte imprecisioni: l’abbreviazione di NSDAP non è ?Nationalsozialistische Demokratische Arbeiterpartei? ? la ?D? sta invece per ?Deutsche? ? e il partito non è stato fondato da Hitler (p. 10). Ancora, le quattro vittime di una bomba esplosa a Oberwart nel 1995 non erano profughi, come egli scrive, (p. 171), bensì membri della comunità Rom situata alla periferia della città. E benché Grazioli elenchi per nome i gruppi neo-nazisti e i loro singoli rappresentanti, le loro vittime in genere non sono nominate.
Il libro contiene una serie di brevi storie di gruppi neo-nazisti e di partiti di estrema destra basate su fonti molto generiche. Parlando dell’”estrema destra nella DDR” (pp. 20-3), accenna rapidamente anche al tema in genere trascurato del neo-nazismo nei regimi comunisti e postcomunisti. In conclusione, se il libro contribuisce a gettar luce sul fenomeno e ha il merito di sollecitare la curiosità del lettore nei confronti di un fenomeno che è ancora alquanto trascurato dal discorso accademico, occorre però considerarlo come una mera introduzione al tema, da usare con cautela critica e da non citare come fonte.

Anton Legerer