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Stefano Luconi – La faglia dell’antisemitismo: italiani ed ebrei negli Stati Uniti, 1920-1941 – 2007

Stefano Luconi
Viterbo, Sette Città, 169 pp., Euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2007

Questa ricerca, pur inserendosi nel movimentato panorama storiografico sulla storia degli ebrei e dell’antisemitismo nel periodo compreso fra le due guerre mondiali, si propone di affrontare un tema finora trascurato, ovvero «la reazione degli emigranti italiani sparsi per il mondo e dei loro figli alla campagna contro gli ebrei lanciata dalla propria madrepatria» (p. 15). Purtroppo il volume è privo di indice dei nomi, il che ne rende la consultazione alquanto difficoltosa.Il saggio introduttivo, intitolato Il mito del «bravo italiano» ovvero l’antisemitismo in patria e all’estero (pp. 9-32), è una rassegna che illustra la svolta storiografica che negli ultimi vent’anni ha decostruito paradigmi interpretativi consolidati, fra cui il cosiddetto mito del «bravo italiano». Luconi intende mettere alla prova questo paradigma anche per quanto riguarda i rapporti fra gli immigrati ebrei e gli immigrati italiani negli Stati Uniti. Lo fa principalmente attraverso la stampa, quotidiana e periodica.Lascia perplessi l’uso della categoria di etnia per qualificare entrambe le minoranze in esame, senza alcuna preliminare precisazione o discussione del termine. Per quanto riguarda gli immigrati ebrei, è evidente che provenivano da aree geografiche e linguistiche diverse, nonostante la generale prevalenza dell’Europa orientale, e che la qualifica di «ebreo» si presta a varie interpretazioni e attribuzioni di significato. Il caso di Fiorello La Guardia, sindaco di New York dal 1934 al 1945, nato da un immigrato pugliese e da Irene Luzzatto Cohen, capace di parlare ? oltre ad inglese ed italiano ? anche un po’ di yiddish e di mobilitare a suo favore in varie occasioni i voti di entrambe le comunità, avrebbe potuto offrire elementi interessanti per analizzare la complessità delle dinamiche di appartenenza individuali e collettive, oltre che per sondare gli spazi di sovrapposizione fra le due minoranze. L’approccio scelto dall’a. pare, su queste tematiche, più descrittivo che analitico.La parte più interessante del volume è quella che riguarda l’interazione fra immigrati italiani ed ebrei sul mercato del lavoro, in particolare nel settore tessile. Un’interazione che molto spesso divenne competizione aspra, finendo talvolta per costituire un terreno fertile per la diffusione di stereotipi antisemiti. Per quanto riguarda le reazioni alla promulgazione delle leggi razziali fasciste, la seconda metà del libro è molto ricca di citazioni di grande interesse che mostrano la generale permeabilità della comunità italo-americana al discorso antisemita, ma ? conclude Luconi ? «lungi dall’aver costituito un fenomeno esogeno scaturito dal riflesso sull’altra sponda dell’Atlantico della politica razziale intrapresa da Mussolini in Italia, l’antisemitismo degli italo-americani ebbe una matrice prevalentemente endogena alla società statunitense» (p. 160).

Carlotta Ferrara degli Uberti