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Stefano Musso – Le regole e l’elusione. Il governo del mercato del lavoro nell’industrializzazione italiana – 2004

Stefano Musso
Torino, Rosenberg & Sellier, pp. 452, euro 35,00

Anno di pubblicazione: 2004

L’autore, che si è occupato a suo tempo degli operai torinesi nel primo ventennio del Novecento e della storia del lavoro dall’Unità ad oggi, studia un altro aspetto di grande rilievo per il mondo produttivo italiano: il tema del collocamento dall’industrializzazione ai giorni nostri. È questione di grande attualità, specialmente dopo i provvedimenti del 1990 che, sviluppando la concertazione, prevedevano l’abolizione dell’assunzione su lista numerica e introducevano il concetto di flessibilità. Era un passaggio importante delle relazioni industriali, denso di implicazioni che il libro fa considerare appieno sul piano storico.
La ricostruzione prende le mosse dal sistema della mediazione privata degli anni ottanta dell’Ottocento, cui si contrapposero, non senza difficoltà e contraddizioni, le Camere del Lavoro. Musso ricostruisce, sotto l’aspetto giuridico, sociale e politico, i fenomeni riguardanti il mercato del lavoro, nell’intreccio con il sistema delle solidarietà legate all’assistenza e dell’impianto riformista realizzato tra l’età giolittiana e la guerra. Poi considera le novità introdotte dal fascismo e dal sistema corporativo, impegnato nell’impossibile perseguimento di una terza via tra capitale e lavoro che di fatto non prese mai forma, ma che costrinse il regime a tener conto della sua componente sindacalista. In quel contesto, come spiega il libro, il collocamento finì per assumere un ruolo subordinato al sistema di risorse professionali o relazionali, pur nel verificarsi di una crescita dei vincoli alle imprese che dovevano incidere anche dopo. Era un passaggio dell’?elusione?, che costituisce l’altra categoria portante del libro come perenne attenuazione del ?vincolismo?, cioè del sistema delle tutele. Molti dei mutamenti strutturali indotti sul sistema lavoro dovevano sopravvivere alla caduta del fascismo e costituire materia di discussione nel dopoguerra. Il collocamento fu uno strumento fondamentale nella gestione dei processi sociali legati allo sviluppo, e il sindacato doveva esercitare un ruolo primario, tanto nei confronti dello Stato che dell’iniziativa industriale, portata spesso a ?eludere?. Portato a difendere il ?vincolismo? anche a fronte di grandi cambiamenti dell’organizzazione del lavoro rispetto allo schema classico in cui si era generato, avrebbe poi accettato di attenuarne la rigidità, specialmente dalla svolta dell’Eur del 1978, con ritmi segnati dalla concertazione, ma dovendo anche fronteggiare il più recente attacco neoliberista alle tutele. La conclusione è in qualche modo aperta, ma l’autore individua assai giustamente l’esilità del confine che separa la flessibilità dalla precarietà, ed il rischio per un sistema delle tutele che storicamente ha faticato ad affermarsi ma ha integrato adeguatamente la dimensione moderna del welfare. Per il suo taglio, il libro si propone anche come fonte di suggestione per l’analisi del sistema di relazioni industriali in Italia, una materia su cui gli storici, a torto, non hanno fissato abbastanza l’attenzione, preferendo spesso occuparsi del sindacato in relazione alle coordinate del sistema politico e tralasciando così elementi fondamentali per la vicenda italiana tra Ottocento e Novecento.

Fabio Bertini