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Stefano Trinchese – Il cavaliere tedesco. La Germania antimoderna di Franz von Papen – 2000

Stefano Trinchese
Studium, Roma

Anno di pubblicazione: 2000

Fine studioso di storia della Germania e dei suoi rapporti con l’Italia, su cui ci ha già dato opere come La repubblica di vetro. La nascita di Weimar tra rivoluzione e continuità (1993), e Governare dal centro. Il modello tedesco nel “cattolicesimo politico” italiano del ‘900 (1994), Stefano Trinchese si cimenta con un personaggio tanto emblematico quanto enigmatico come Franz von Papen, spesso dipinto come il “Giovanni Battista” di Adolf Hitler. Emblematico perché von Papen esprime compiutamente il disagio di consistenti settori della società tedesca – ed in particolare delle sue élites – verso la modernità, la società di massa, la democrazia, disagio che diventa insofferenza e financo odio verso la Repubblica nata nel novembre 1918 dal collasso del Kaiserreich (identificato come il mondo ordinato della tradizione, l’Obrigkeitsstaat in cui il potere discende dall’alto) e dalla convulsione rivoluzionaria (agli occhi di chi condivida tali presupposti c’è ben poca differenza tra la Räterepublik vagheggiata dalla sinistra radicale e il democratico Stato parlamentare disegnato dalla Weimarer Verfassung); enigmatico poiché la sua ricerca di un superamento della democrazia parlamentare tramite l’avvento al potere di un Führer capace di costruire uno Stato ad un tempo popolare e fondato su una rinnovata aristocrazia, sarebbe sfociata nell’apporto dato alla nascita di un regime plebeo guidato da un pittore fallito di Linz attorniato da una cerchia di parvenus. Come se la storia si fosse vendicata del sogno antimoderno ed aristocratico di von Papen e di quanti ne condividevano la Weltanschauung costringendoli a fare i conti con la società di massa. Il volume è ad un tempo di meno e di più di una biografia del barone vestfalico; attraverso von Papen – al cui percorso esistenziale sono tuttavia dedicate non poche pagine – sono indagate le culture di cui egli era espressione, nonché degli ambienti intellettuali da cui esse scaturivano. È un terreno scivoloso: oggetto dello studio diventa infatti la percezione della realtà politica secondo le categorie mentali degli attori presi in esame. Va detto che, proprio per il ruolo cruciale svolto dal nobiluomo cattolico negli anni cruciali della crisi di Weimar dal 1930 al 1933 (ma non solo: già nel 1925 von Papen aveva contribuito in modo decisivo alla vittoria nelle elezioni presidenziali di von Hindenburg contro Wilhelm Marx dirottando sull’ex comandante supremo dell’esercito imperiale i suffragi delle leghe agricole cattoliche vestfaliche: all’incirca un milione di voti), egli si prestava particolarmente allo scopo.
L’opera di Trinchese è altresì un pregevole contributo alla diffusione della storiografia in lingua tedesca, di cui ci fornisce concise rassegne; va segnalato inoltre l’esteso utilizzo di fonti letterarie e artistiche, che fanno del testo una lettura assai piacevole. Qualche imprecisione, che pure qua e là traspare (ad esempio, a p. 178 si parla di un improbabile “Reich di Stato” – Staatsreich, mentre si tratta invece di un “colpo di Stato” – Staatsstreich) non inficia il valore di questo libro.

Brunello Mantelli