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Stephen Kotkin – A un passo dall’Apocalisse. Il collasso sovietico, 1970-2000 – 2010

Stephen Kotkin
Roma, Viella, 188 pp., € 25,00 (ed. or. Oxford-New York, 2008)

Anno di pubblicazione: 2010

Apparso in prima edizione nel 2001, il libro è tuttora la migliore sintesi interpretativa esistente dedicata alle trasformazioni politiche, sociali ed economiche tardo- e post-sovietiche. Aiutato da una scrittura brillante, Kotkin mostra come il crollo dell’Urss abbia avuto sì cause strutturali legate sia al sistema economico sovietico sia all’ideologia comunista ancora sinceramente professata da parte della nomenklatura (tra cui il segretario generale), ma anche che poco di ciò che è successo era inevitabile in quanto a tempi, modalità ed esiti della trasformazione. L’interazione tra pressioni strutturali e contingenze è resa lasciando intravedere gli scenari alternativi – quelli apocalittici sembravano probabili, data la potenza militare sovietica. Tuttavia, «la perestrojka non riguardava solo la competizione globale, ma anche gli ideali della Rivoluzione d’Ottobre»; data la configurazione istituzionale, «il sogno di recuperare quegli ideali, germogliato all’interno del sistema, avrebbe finito per abbattere il sistema stesso» (p. 141). Lasciando da parte l’ideologico concetto di «transizione», Kotkin ha saputo evitare gli schematismi sia di chi ha voluto vedere un libero mercato funzionante in Russia già alla metà degli anni ’90, sia di chi ha semplicisticamente visto in Gorba?ëv, El’cin, i «riformatori», l’Fmi e gli Usa (il ruolo degli attori esterni è a volte esagerato in modo caricaturale) i soli responsabili del dramma sociale post-sovietico. Al contrario Kotkin mostra come la depressione degli anni ’90 venga da lontano, ma sottolinea anche i vincoli dell’eredità sovietica, innanzitutto istituzionale, sulla nuova Russia (le altre Repubbliche restano largamente sullo sfondo). L’a. ha proposto una periodizzazione interpretativa che ora è divenuta pressoché standard: 1970-2000, mantenuta anche nella seconda edizione, qui tradotta, che contiene anche un capitolo finale sulla presidenza Putin. Partire dal 1970 serve a Kotkin per porre la malattia terminale del sistema economico sovietico nel contesto della grande ristrutturazione industriale seguita, in Europa e in America, alla «crisi del petrolio». Quest’ultima al contrario fu, per gli stati produttori come l’Urss, una manna che prolungò la vita della «rust belt» sovietica ancora per qualche anno. Il percorso di ricerca di Kotkin del resto era partito da studi dedicati al simbolo dell’industria pesante e della modernità staliniana, la città-acciaieria Magnitogorsk, sia nella fase della costruzione (Magnetic Mountain, 1995), sia in quella del declino e del crollo (Steeltown, USSR, 1991). La costante interazione economica e culturale tra il sistema sovietico e il suo «impero esterno» in Europa centro-orientale con il mondo capitalista è un altro filo rosso dell’analisi. Fu cruciale, in particolare, il crescente indebitamento dell’Europa comunista nei confronti dei paesi occidentali a partire dagli anni ’70, un tema cui sono dedicati altri studi dell’a.. Kotkin riesce così a mettere in relazione, in modo magistrale, le vicende sovietiche con le grandi trasformazioni globali iniziate nei «lunghi anni ’70».

Niccolò Pianciola